Oggi voglio liberarmi di un'altra
storia, bella nel suo incipit, ma che mi deluse parecchio,
lasciandomi l'amaro in bocca. Anni fa in una chat neonata (mi pare si
chiamasse FriendsScout24, affiliata ad AutoScout24), conobbi un uomo
di circa 45 anni, alto quasi 190, dai tratti fisiognomici vagamente
indianeggianti, capelli lisci, curati, lunghi sulle spalle. Vestiva
uno stile casual, ma ricercato. Lo chiamerò L'INDIANO. Era molto
abbronzato, un bel sorriso radioso in un viso armonico, padre di una
bimba di 8 anni.
Quando un uomo è padre, è un uomo completo. Aveva
un bel rapporto sia con la ex moglie sia con la piccola, con cui
stava ogni week end. Lavorava come tecnico in una fabbrica di
complementi d'arredo. Era del Nord Italia. Per venire da me a Milano,
ci impiegava un paio d'ore di auto. Ricordo ancora i primi approcci
notturni via Whatsapp. Mi spediva foto recenti del suo viso. Sapevo
di poter stare tranquilla, al riparo da sorprese. Una notte la nostra
chat divenne incandescente. Ci eravamo eccitati reciprocamente...
Hot al massimo. Mi inviò a ripetizione foto del suo uccello, di
ragguardevoli dimensioni. Disse che non aveva mai spedito foto di
quel genere, che io lo ispiravo in particolar modo, che di me sapeva
di potersi fidare. Ancora oggi siamo in contatto, ammette di essere
impacciato con altre donne, perché meno libere di me. Dal canto mio,
quando ascolto un brano dell'album di cui gli appresi la conoscenza,
album di musica alternativa, glamour rock, non posso dire chi, per
tutela della privacy di quest'uomo, lo ricordo con piacere e
tenerezza. Gli raccontai tutto di me, aneurisma e debilitazione
ospedaliera compresa. Ci incontrammo a Milano un giorno che uscivo
dalla palestra. Mi venne a prendere in auto e andammo a pranzo in un
posto carino, di cui conoscevo il proprietario e la sua filosofia di
ristoratore. Sia l'indiano che io ci eravamo detti quanto siamo
goderecci nel cibo. Quindi scelsi il posto in modo oculato. Con
quella osteria potevo andare a colpo sicuro, senza tema di fallire.
Come dice sempre mia nonna, l'erotismo inizia a tavola e finisce nel
letto. Così fu per noi. A tavola ci guardavamo negli occhi, persi
uno nell'altra. Ci toccavamo le mani, accarezzandole con dolcezza.
Aveva belle mani curate. Via di lì, andammo in un motel. Mi ero
portata l'iphone con la musica che volli fargli conoscere. Se ne
innamorò subito, forse perché accompagnamento di una situazione
calda. Incendiammo il letto con i nostri amplessi, la musica in loop
ci trasportava in altre dimensioni, più paradisiache del motel. La
volta seguente lo portai da me. Lui aveva nel frattempo acquistato
quell'album e lo sapeva ormai a memoria. Pretese di ascoltarlo,
mentre facevamo l'amore. Sì, perché nel frattempo era diventato
amore. Me lo ricordo in piedi davanti a me, io nuda stesa sul letto,
lui in piedi con la sua erezione sbandierata al vento. Spettacolo
indimenticabile... I suoi capelli scendevano di lato, li spostava con
un movimento dolce della testa che poi restava inclinata. E mi
guardava, beato. E mi sorrideva, perso. Stava fermo, contemplando la
mia nudità ostentata, godendosi il momento. Io mi toccavo, vogliosa
e invitante. L'indiano a quel punto non sapeva resistermi. Come un
animale sapiente, un vero Toro, mi montava davanti, dietro, di lato... in tutte le
posizioni possibili. Avesse potuto, me l'avrebbe infilato pure nelle
orecchie. Mi faceva godere tantissimo il suo odoremeraviglia. Quando
mi stava sopra, i suoi capelli mi accarezzavano il viso. Era una
componente erotica forte del suo modo di essere. Decisi che avremmo
potuto farlo senza condom, ma che per ottenere lo scopo, avremmo
dovuto eseguire il famigerato test. Glielo chiesi con l'opportuna
cautela, per non offenderlo. L'indiano rispose che non ne aveva
bisogno, in quanto da anni sotto controllo per una vecchia epatite.
Epatite? Non ho capito bene... Hai
detto epatite? Dissi. Lui confermò. Epatite C. Ma aggiunse anche di
esserne guarito. Dall'epatite C, ahimè, non si guarisce! Gli dissi.
Rimane latente e può essere trasmessa in determinate condizioni.
Ovvero, in presenza di debilitazione del sistema immunitario e di
ferite in bocca. Entrambe queste condizioni mi appartenevano. Da
sempre, infatti, soffro di afte sanguinanti nella mucosa buccale. Come se non bastasse, da
pochi mesi ero uscita d'ospedale e non ero ancora forte. Ritenni che
avrebbe dovuto dirmelo PRIMA che gli chiedessi il test. Lui si
meravigliò sostenendo di esserne guarito. Sospesi il giudizio e andai
dalla mia Dottoressa di base, la quale confermò ciò che affermavo io. Mi prescrisse il test per precauzione, che si rivelò negativo.
Fortuna sua! All'indiano avevo promesso, infatti, che in caso contrario gli
avrei staccato l'uccello a morsi. Ad ogni modo lo lasciai, perché
se è vero che “conditio sine qua non” di un buon rapporto di
coppia è la fiducia, io ormai in lui l'avevo persa.
queste cose indiane qua!!! :P
RispondiEliminaAH!
RispondiEliminaQuindi Atrox vorresti aver l'uccello staccato a morsi?
uff non ti ricordi... ti avevo detto l'ignoranza non si attacca come le cose indiane... e erano questye cose qua
Eliminacontinuo a non capire, Atrox. Mi fai un disegnino?
Elimina;)