giovedì 27 febbraio 2014

VIGILANTE DIAMANTE: il fidanzato di tutte.

Conobbi questo bell'uomo circa un paio di anni fa, Ivano Fossati. Ha il nome di un cantante! Pensai infatti fosse un fake, come spesso accade. Invece nessuno fu più corretto di lui. In quel periodo avevo con me Sonia. Per alleviare il senso di fatica che la bimba, ahimè, mi procurava, avevo bisogno di sesso. Cercai un contatto su Meetic e reperii un uomo interessante, divorziato, anch'egli con figlia. Li scelgo sempre con prole. Ritengo infatti che un uomo senza, non sia veramente tale, perché i figli sono il nostro passaporto per l'eternità. Avendo il dubbio fosse fasullo, non volli lasciargli il mio telefono, quindi lo obbligai a chattare fin sotto il portone di casa mia. Di norma, al primo appuntamento non do mai l'indirizzo, per ovvi motivi di sicurezza. Ma Ivano mi convinse in quanto alla domanda: E se fossi un SK? Rispose: SK io? Tutt'altro! Io la do, la caccia ai SK! (continua...)

martedì 25 febbraio 2014

BALENO DURATURO

La prima volta che uscii a pranzo con Mattia Baleno, rimasi colpita dalla sua dolcezza e bellezza. Artigiano, divorziato sulla quarantina, con figlia di 8 anni, paterno, alto circa 180, castano chiaro, capello mesciato, occhi nocciola, labbra sugose, sorriso pacato, intelligenza erotica non comune. Abbigliamento casual, ben curato, nei colori della terra. Orecchini d'argento ai lobi. Erotismo a mille solo nello sfioro delle sue mani delicate e forti. Mi disse di essere Leone: nell'oroscopo e nella vita. Dissi: Non sono mai stata con un Leone! Disse: Oggi scoprirai cosa ti sei persa... Consapevole del suo fascino, del suo potere sulle donne, calmo e corretto. Garbato ma forte. Dominante ma dolce. Mi guardava negli occhi e mi diceva: Sorridi sempre!
(continua...)

martedì 18 febbraio 2014

GABBIE PER UCCELLI

Non tutte le gabbie imprigionano volatili. Non tutte sono dotate di sbarre. Quelle che ama Ambrogio Tonetti sono trasparenti e di castità. Per il suo cazzo. Per rispetto della sua privacy, userò questo pseudonimo ed eviterò di dire dove abiti. Venticinque anni, bello di una bellezza eterea, mi ha contattata su Cam4 perché mi sono dimostrata interessata alle sue particolari pratiche: CBT, ovvero il Cock and Ball Torture. Ama essere sottomesso da una padrona che gli imponga la castità e che disponga del suo uccello come e quando desideri. Mi disse che la cosa gli fu proposta a circa 22 anni, ignaro. E che gli piacque da subito. Ammise anche che gli piacerebbe provare la pratica del ballbusting, così come l'aveva letta nel mio diario. Mi chiese come l'avessi praticata e gli spiegai che, essendo quel tizio impegnato, lo dovetti castigare: indossai pertanto scarpe dal tacco a spillo e la punta acuminata. Commentò: Beh, allora non sarebbe una punizione, ma un premio ahahahahah. E aggiunse: Adoro i piedi, leccarli, baciarli, farmi calpestare. Volle sapere dei miei piedi, come smaltassi le mie unghie. Risposi che li tengo curatissimi, morbidini, le unghie smaltate color carne (diversamente, le trovo volgari), perché ad alcuni uomini piace essere masturbati dai miei piedini. Lo sentii sbiellare. Volli sapere di più sulla gabbietta di castità. Disse che è un attrezzo di dimensioni ridotte, in plexiglass trasparente, con un piccolo congegno di chiusura: o a lucchetto, la cui chiave è conservata dalla Padrona, o con una specie di fascetta in plastica che riporta un codice. Per toglierla, occorre un paio di forbici. Tutto ciò garantisce la castità, perché la gabbia in questo modo non può essere rimossa, pena una qualche punizione di sorta. Già solo nel parlarmi si era eccitato a tal punto che, quando gli chiesi una dimostrazione in cam, disse che avrebbe dovuto farsi passare l'erezione in corso. Con l'acqua gelata riuscì infine ad ingabbiare il suo uccellino. Lo tenne in gabbia tutta notte, pensando a me. Il giorno dopo ne fui onorata, ma temetti per la sua salute. Disse che non gli doleva, che era più un fattore mentale. Ma ammise che si era eccitato tantissimo. E che al momento di toglierla si era dovuto masturbare. Non avrebbe voluto farlo, ma non era riuscito a controllarsi. Quindi sì, era venuto! Però per le regole Femdom si sarebbe dovuto fermare prima. La cosa curiosa era che io non gli avevo ordinato nulla. Si era auto-inflitto quella tortura, che lui definì dolce, pensando già a me. Poi mi chiese se mi avesse già parlato della sua passione di legarsi il pube, ovvero legature di testicoli, pene, con più corde, di diversi materiali. Incuriosita, gli chiesi una dimostrazione. Casualmente, aveva a portata di mano una corda stile cock ring. Disse se avessi voluto stare a guardare mentre si legava i testicoli. Dissi di aspettare che avevo da fare. Io volevo metterlo alla prova. Quando lo videochiamai si era già legato. Era già eccitatissimo. Gli mostrai i piedini. Disse: Capperi, i tuoi piedi li pulirei proprio con la lingua, sai? Ma dopo una giornata nelle scarpe! E, se posso essere volgare, passerei a metterti a pecora, io dietro che ti lecco il culo mentre me lo tieni fra i piedi... Già solo così pensando venne di un bel getto. E le palle erano ancora legate a doppia mandata. Ieri ha letto PISELLINO MICRON. Lo ha giudicato molto interessante, reputandosi tale, forse perché molto attirato da situazioni di umiliazione in cui naturalmente sia l'umiliato. E' attratto dal mondo dello small penis humiliation, guarda caso correlato alla gabbia di castità. La gabbia credo che sottolinei il fatto, non tanto del controllo, ma piuttosto dell'inutilità di quest'ultimo che, per questo motivo, viene chiuso. Abbiamo giocato anche ieri sera. Se l'era già ingabbiato. Dice: Naturalmente non sono solo, come da Lei ordinatomi! MA IN COMPAGNIA DELLA GABBIA. Vuole vedere foto dei miei piedini. Gliele mando, ma gli ordino di aspettare, in quanto avevo cose da fare prima di guardare lui. Ubbidì, ma era contento: si sarebbe intrattenuto con le mie foto, in contemplazione. Al mio ritorno in cam dice: Sarò ripetitivo, ma con smalto scuro sarebbero estremi proprio ahahahahaha Al che prendo a scrivere in maiuscolo, da vera padrona: EH LO SO, MA VA A DISCAPITO DELL'ELEGANZA. Dice: Secondo me no e non sto portando acqua al mio mulino. Dico: Allora quando ci vedremo, lo metterò SCURO NERO. Dice: Sarebbe un regalo fantastico, che giustamente avrà il suo prezzo o sbaglio? Dico: PAGHERAI CON LA CARNE E LE LECCATE DEI MIEI PIEDI. Dice: Ma non è una ricompensa questa?!? LA MIA PUNIZIONE PER TE: TI LEGHERO' LE PALLE FINO A STROZZARTELE. E nel frattempo la gabbia sta scoppiando. In effetti quando lo guardo in cam, noto quanto siano turgide le palle e l'uccello, penso addirittura che se le sia già legate. Dice che ha solo sostituito l'anello con uno più stretto. Mi fa anche notare che si è parzialmente depilato. Quindi procede alla legatura supplementare delle palle. Afferma che gli è capitato di tenere la gabbia anche per 8 gg: se glielo dovessi ordinare, cosa che farò, pensa che già solo un mio soffio farebbe tutto. Se fosse troppo veloce, al più chiede di essere punito o con una bella sessione di ballbusting, magari a 4 zampe dal dietro! Ed è felice di questa sua trovata. Dice di sé: Sono un troia. E anche: Dopo otto gg in gabbia potrei spingermi ben più in là. Penso allora che sia giunto il momento di parlargli di una cosa a tre, con altro uomo, dominante. Gli chiedo se gli piaccia indossare intimo femminile. Dice di sì, magari lui con la gabbia mentre io con un altro mi diverto. La cosa lo eccita. Gli chiedo se si lascerebbe mettere un dito nel sedere da quest'uomo bisex. Risponde: Il mio livello di perverso aumenterebbe moltissimo. Gli dico che l'uomo è ben dotato, mica come lui. Dice: Così, a piselli a confronto, potreste umiliarmi pesantemente... Gli chiedo: SE TI ORDINO DI FARTI INCULARE DA LUI, LO FARESTI? Dice: Sì. Inavvertitamente gode. Per punizione, gli ordino di assaggiare la sua sborra. Lo fa. Afferma: Sembra dolce. Dico che sarebbe un compagno di giochi perfetto.

domenica 16 febbraio 2014

LEONE DOLCE

Lo chiamerò Robert Lecco, un nome un programma: solo perché gli ho dovuto insegnare come leccare una donna per farle arrivare un orgasmo da favola. Un laureando architetto, di Bergamo, giovanissimo: 23 anni. Un metro e ottantacinque di altezza, longilineo e muscoloso al punto giusto, occhialetto sexy, occhi grandi e profondi marronemuschio, capello nero cortissimo, mani delicate e curate. Diventava rosso ad una minima battuta. Le labbra... Sempre aperte nel sorriso, erano carnose color frutto di bosco. Si dichiarò in chat schiavo, ma poi dal vivo scoprii che non lo era. Anzi, un dominante, cui piace però essere masturbato col dito nel buchino o indossare biancheria intima femminile. Cose che lui riteneva essere da schiavo, fino al momento in cui mi conobbe. Gli feci alcuni esempi di schiavitù: essere messo a quattro zampe, nudo, schiacciato da tacchi vertiginosi, masturbato con sandali sadomaso, servizi in casa nudo, collare e guinzaglio, o eseguire ordini della Padrona/Dea, TUTTI, compresi quelli di farsi inculare da un altro uomo. Decise che non era il caso suo. Adoro scopare con uomini belli: sono un'esteta. E' una componente sine qua non. Però, adoro anche scopare con uomini che abbiano testa. Robert mi piacque proprio non solo per il suo aspetto, molto gradevole, sottomesso e allo stesso tempo forte e determinato, ma anche per il suo modo di porsi. Grande studioso ed esteta, sportivo, estremamente corretto con amici, servizievole, attento alle esigenze della partner, colto, modesto e presuntuoso allo stesso tempo.
Un mix esplosivo per me! Prendemmo un caffè e spremuta nel bar sotto casa mia, per l'occasione si era messo le lenti a contatto, offrendomi il suo sguardo limpido. Gli chiesi cosa si sarebbe aspettato da me. Arrossì. Lasciai andare via un paio di vicini di casa, inopportunamente entrati proprio in quel momento, poi salimmo a casa mia. Da perfetto architetto estetizzante, rimase abbagliato dall'ampiezza e dalla signorilità e del palazzo e del mio appartamento. Appena entrati, pomiciammo subito, affamati dei nostri sapori. I suoi baci erano gustosi e lunghi. Senza staccarci, ci spogliammo a vicenda dei cappotti, le labbra avvinghiate. Gli abiti caddero in un istante ai piedi, sparpagliati sul parquet del salone. Nudi e bacianti, ci spostammo in camera da letto, accendendo la luce. E' eccitante guardarsi durante l'amore. Cademmo abbracciati sul talamo, senza staccarci un secondo. Aveva le mani ghiacciate, perché tutto il sangue era già nel suo giusto posto! Gliele feci scaldare sui miei seni. Li toccò, li palpò, li massaggiò, poi passò a lavorare le mie fragoline! Sembrava sapesse come farmi godere! E intanto continuavamo a succhiare le nostre lingue allacciate. Voleva essere guidato. Lo feci maternamente. Gli dissi: Continua così, vedrai che in pochi secondi arriverò a ridere! Mi guardò con quegli occhi suoi grandi e dolci, stupito. Poi capì! E sorrise! Aprì le labbra e le appoggiò a ventosa sul capezzolo sinistro e iniziò a succhiare, massaggiandomi il destro. Gli tenni la testa premuta sul petto, invitandolo a restarci a lungo. Accettò l'invito. Gli suggerii di strizzare il capezzolo, invece di un semplice massaggio, mentre di usare i denti per il sinistro. Eseguì docile. Ebbi il primo orgasmo solo così. Passai a segarlo mentre continuava la sua dolce tortura. Che bel uccellino che aveva! Uccellino perché, diceva Robert, è un termine più elegante, in realtà è ben dotato. Durizzimo con due zeta. Come gli piaceva essere allattato, cicetti! Ogni tanto apriva gli occhi e mi guardava di sotto in su, in cerca di approvazione, senza mollare la mammella, allungando le labbra, stringendole attorno al capezzolo, come avesse paura di perderlo... La tenerezza! Uhhhhh... Quanto ne godevo! Approvavo con lo sguardo, chiudevo poi gli occhi in estasi, lui riprendeva a succhiare, rassicurato, come fosse il mio bebè. Quando la mia sega aumentava d'intensità, però, gli sfuggivano mugolii che poco avevano dell'infante. Finché, all'improvviso, mi venne in mano, piano, poco, in un sospiro. Dedussi che a casa si era già sparato seghe in abbondanza, prima del nostro incontro. Ma volle che continuassi. Strano! Tutti gli uomini hanno un momento di stasi, refrattario, dopo il godimento. Invece a Robert restava in piedi, godendosi il massaggio. Solo dopo un paio di minuti mi scostò la mano! Che cosa inusitata per me. E' proprio vero che non si smette mai di imparare, nemmeno alla mia età. Restammo pochi minuti a farci coccole. Poi volle rifare da capo, ma provando ad essere penetrato dal mio dito. Si era depilato apposta per l'occasione. Aveva avuto una maestra in Skype che l'aveva introdotto a questa variante nella pratica auto-erotica. Ora voleva provare dal vivo con una donna vera: me. Lo chiese con dolcezza ma decisione. Non avrei potuto dirgli di NO. Adoro dare piacere al partner, a tal punto da stimolarne le richieste. Robert sapeva bene cosa voleva, de me e da se stesso. Si adagiò sulla schiena e aprì le gambe, in attesa. Lo sguardo suo dritto nel mio. Era erotico. Molto erotico. Mi scioglievo solo a guardarlo. Sempre gli occhi negli occhi, mi inumidii il medio destro e provai adagio ad accarezzagli le palle, scendendo verso il proibito, adagio, esplorando con rispetto, interrogando il suo volto, in cerca di un'ombra di quel piacere che avrei voluto donargli. Il piacere si manifestò: si inerpicò sull'uccellino. Disse: Succhiami... E lo succhiai, prima adagio. Sempre il dito nelle sue profondità morbide e calde. Ebbe un primo scatto. Pulsante, contro il dito, pulsante dall'interno. Sentii un pallino duro e me lo annotai mentalmente, ripromettendomi di farglielo notare in un momento di calma. Reagiva bene e io provai ad entrare ancora di più, piegando il dito in avanti, dove so esserci la noce del piacere maschile. Robert ebbe un altro scatto di voluttà. Un altro. E poi un altro! Aumentai il ritmo del risucchio. Robert rovesciava gli occhi. Mugolava. Guaiva. Sentivo la cappella pulsare tra lingua e palato, sentivo la prostata pulsare sotto il polpastrello. Stavo andando bene. Non avevo ancora finito di formulare questo pensiero, che mi ritrovai la bocca piena di calore morbido. Deglutii. Era dolce, la sua sborra. Mi piacque. Memore della sua durata post coito, proseguii il lavoro di bocca: Robert impazziva! Poi mi scostò la testa e io restai abbracciata al suo petto. Morbidi e abbandonati. Oh, ma per poco. Infatti si girò verso di me, mi guardò e disse: Ora tocca a te. Tornò a suggermi i capezzoli per poi scendere tra le gambe. Ero già bagnata, anzi, ANCORA bagnata. Leccò con piacere, intanto si toccava. Non fu esperto e annotai mentalmente pure questo. Volle mettere il preservativo e lo accontentai, calzandoglielo con la bocca. Quindi mi rovesciò sulla schiena, mi inforcò le gambe ed entrò con vigore dentro la sorellina mia. Sembrava furioso, ma felice. Non staccava mai gli occhi dai miei. Voleva bere tutto il mio piacere. E spingeva spingeva spingeva spingeva spingeva spingeva spingeva spingeva spingeva spingeva velocissimo! Io mi toccavo i seni, sapevo di offrire al suo sguardo uno spettacolo sexyssimo, Robert ne godeva. Mi sfiancò con la sua frenesia. Per prendermi una pausa, dissi: Mettiamolo dietro. E accennai a girarmi. Robert non si fece pregare. Mi ribaltò e sputò sul mio buchino, prendendo a massaggiarlo come si deve, con cura e attenzione. Era bravo! Sentii il suo primo dito sprofondare, il suo secondo raggiungere il primo... Poi il terzo! Ero morbidissima e aperta a lui! Mmmm adoro essere penetrata così, ma non da dita, dal suo uccellino! Glielo chiesi e Robert non se lo fece ripetere due volte. Mi infilzò, e una, e due, e tre, e quattro, e cinque... Sembrava un martello pneumatico, eppur dolce, di quella dolcezza che ormai avevo imparato essere il suo tratto distintivo. Oh, mi piaceva, eccome se mi piaceva! Gridavo ad ogni colpo, poi attaccai a ridere. Infatti provai più orgasmi di fila... Mi fece sanguinare! Ma non avevo provato dolore, solo piacere e piacere e piacere al cubo. Saltò fuori, sfilò il condom con furia e mi inondò la schiena di sborra calda. Ne aveva avuta ancora! Ero stupita e sfranta. Mi tuffai nel letto e sentii bagnato sotto di me: avevo squirtato. Lo squirt per me è un trofeo: glielo mostrai, orgogliosa di lui. Robert si illuminò. Ci abbracciammo e restammo adagiati nei nostri succhi. Gli spiegai come fare per ottenere un orgasmo clitorideo e poi gli consigliai di farsi visitare da un urologo per il pallino. Robert si spaventò. Fortuna che glielo dissi dopo il coito, altrimenti si sarebbe ammosciato, ne sono certa. Alla fine me ne fu grata! Non cambiai le lenzuola per un bel po', volendo godere dei nostri odori funky.

venerdì 14 febbraio 2014

PIAZZA DI SOLITUDINI

Oggi sono un'Ondafiloso-fica. Un paio di anni fa, ottenni l'amicizia virtuale di Uomo Bellino, nel profilo aveva il ritratto di un famoso personaggio del Cinema Italiano, orrendo e donna, (oggi il suo nick è cambiato in Allodole d'Inverno: sempre nick molto imprevedibili), grazie proprio a questa mia affermazione: Facebook è una piazza di solitudini. Fu l'inizio dell'amicizia virtuale più intensa, da quando sono in Rete. Ovvero, dal 1991. Tanti anni passati a chattare, quando ancora non c'erano web cam. Quando la Rete era solo BBS. Quando ancora non esisteva il World Wide Web (più comunemente conosciuto come www). Quando le chat erano servizi tipo STANZE, ovvero spazi virtuali offerti dai vari server. Era un'intera costellazione di server, mica come oggi, concentrati in poche mani. Quando il motore di ricerca principale era Altavista, americano. E dovevi sapere DAVVERO l'inglese. Quando ancora non esisteva madre WIKI. Quando ero una delle poche donne italiane in Rete. Quando ancora nessuno conosceva Internet. Quando ancora tutti guardavano la TV. Quando ancora conoscere una persona nel VIRTUALE dovevi farle la tara, perché proiettavi su questa persona le TUE speranze, i TUOI bisogni, le TUE ambizioni. In due parole, TE STESSO. Non conoscevi l'altro. Conoscevi te stesso. Vedi il post sul GENOVESE! Con costui, ci eravamo scambiati online poesie d'amore e di viaggi, aforismi, giochi di parole, sogni. Fu naturale andare a Genova per conoscerlo. Nonostante la scopata romantica sulla riva del mare notturna, nessun sogno mio palesato nelle mie poesie si avverò. Fu il tipico caso di transfert. Con Allodole d'Inverno, invece, fu da subito tutto un CONOSCI TE STESSO, senza costruzioni, senza proiezioni, senza progetti. Ci facevamo a vicenda dei test, per spogliarci come petali di rosa. Per metterci a nudo. CI DIVERTIMMO. Ci tenemmo compagnia. Ci amavamo. Ci amiamo. Eppure non ci siamo mai incontrati dal vivo e nemmeno abbiamo scambiato Skype. Neppure ho mai visto sue foto! Sebbene me ne abbia mandate un paio del viso (bello!) e una del corpo (strabello! In tanga di bianco tulle, in occasione di uno spogliarello fatto davanti a un gay che, non toccandolo, gli pagò 5 mila euro. Fu lui a farmi conoscere cam4, era un camboy). Ma avrebbero potuto essere foto di chiunque. Ad ogni modo, ricordo che quando vidi il suo bel volto, impazzii di gioia, essendo esteta. Ma soprattutto, quando mi confidò dello spogliarello e di come fosse stato ripreso in cam e ricattato, mandandomi foto del suo corpo tonico, muscoloso, peloso, forte, con mani gentili e delicate che si carezzavano l'ampio petto, pur senza viso, mi venne un forte desiderio di amoresesso... Così forte che dovetti provvedere. Purtroppo Allodole d'Inverno non vive a Milano, ma a quasi 800 km di distanza. E' uomo del Sud, passionale, erotico, caldo, moooolto arguto, intelligentissimo, vanesio, sexy, romantico, amante del bello, esperto di musica di ogni genere, atleta, poeta. Difficilmente lo incontrerò in vita mia. Vi chiederete come dovetti provvedere. Una sigla che esprime il momento dedicato solo a me stessa, ogni giorno, nella pausa post prandiale: M.T. Masturbation Time. Ebbene sì, è un appuntamento quotidiano con la mia sorellina, i miei capezzoli, con la parte più intima, erotica e nascosta di me, ovvero il cervello, cui nessuno può assistere. Ho una poltrona Ikea in camera, la classica poltrona Ikea, dalla struttura in legno, tanto elastica da permettere un leggero dondolio al solo muovere di un piede. Mi sdraio lì, uno sgabello sotto le gambe allungate, comincio a massaggiarmi i seni, con ambo le mani incrociate. Le dita, inumidite di saliva, trovano sotto la felpa della tuta i capezzoli... Fragoline di bosco, le spremo con forza, poi le rilascio. Le tiro, poi le massaggio, le stritolo, poi le accarezzo, le strappo, poi le lenisco... Un'altalena di sensazioni che è connessa in linea diretta con la sorellina, che si bagna all'istante. A quel punto, la mano destra scende, mentre la sinistra continua la dolce tortura col capezzolo più sensibile, il sinistro appunto. Scende fino ad incontrare l'inserzione delle gambe al busto. Sente un leggero rigonfiamento: l'eccitazione è forte da gonfiare le grandi labbra, dolce panetto di burro. Premo la mano attraverso i vestiti. E agisco con vigore sul clito. E qui scatta la voglia di usare entrambe le mani, con più forza. Lascio la fragolina sinistra e unisco le mani tra le gambe, come in preghiera. E premo forte, le tette si stringono tra le braccia tese, i glutei diventano duri, le gambe dritte e dure, per aumentare la pressione. E muovo piano le mani unite, adagio, avantiindiertavantiindietroavantiindietro... Con energia! Quello che sento arrivare è un orgasmo solo clitorideo, diverso da quello che provo con un uomo. Non rido, no. E' impossibile. Però... Lo pratico da quando avevo 3 anni! Conosco bene il mio corpo, so come farlo reagire! Ed ottengo sempre il risultato. In seguito, ho provato anche inserendo corpi/oggetti/sintetici/naturali (dildo, carote, vibratori, zucchini, candele..), ma niente funge come le mie mani in preghiera tar le gambe. O come un uccello di carne vera! Lo confessai ad Allodole d?inverno e rise di me. Però è un fan del blog! Esattamente come voi!

giovedì 13 febbraio 2014

BACA FA RIMA CON SESSO

Su Facebook ho una privacy strettissima e non la do più a nessuno! L'amicizia, ovviamente. Tranne che ai BACA, acronimo di Bikers Against Child Abuse. Tra di loro, anni fa ne individuai uno carinissimo, certo Simone Casa, sui 30, scuro, occhi neri, sorriso simpatico e sexy, labbra carnose, barba nera, rasato per scelta, tatuato come tutti i bikers che usano le Harley. E' tutt'ora un Harleysta di quelli Costum. Ama passare le ore a fare da meccanico alla sua “piccola”, come la chiama lui, con allestimenti speciali personalizzati. Peccato fosse impegnato. Anche lui espresse il suo gradimento su di me come persona, e fisicamente, e per il mio impegno di natura sociale. Restammo in contatto. Un giorno pubblicò uno status in cui si dichiarava finalmente libero. Gli chiesi in pvt cosa significasse. Disse: Sono S – fidanzato! Inutile dire che esultai! Non aspettavo altro. Ci mettemmo d'accordo per una birretta assieme, poi avremmo trombato. La birretta fu ottima e ghiacciata, piena di schiuma. Sorseggiando la schiuma, precognizzavo ben altra schiuma. Simone me lo leggeva negli occhi e sorrideva, beato. Poi salimmo da me. Ed ebbi una sorpresa bellissima. Era un baciatore da sesso totale. La sua lingua si insinuava tra le labbra, alla ricerca del mio fruttino morbido e sugoso... Succhiava come un bimbo dipendente dalle mie voglie. E lingua e labbra. Si lasciava suggere. Arrotava la lingua dentro la mia boccacaverna, alla ricerca del piacere. Si allacciava alla mia, inventando giochi sensualissimi. Esplorava in profondità. Al che capii che aveva un pisello di ridotte dimensioni. Quando l'uomo sa usare bene la lingua, significa che è scarsamente dotato di nerchia. Ma non importa. Tutto ciò che non sta in bocca, avanza. I nostri corpi aderirono come le ventose di un polpo. Sentii il suo, di fruttino. Era durizzimo e... piccolo! Lo chiamavamo AUTOSTIMA, dal momento che gli avevo spiegata la mia particolarità in fatto di orgasmi. Disse infatti che, se non l'avesse saputa, la sua autostima avrebbe conosciuto un... calo! Come non capirlo... Ecco perché preavviso sempre che rido. Ci spogliammo gradatamente, un componente alla volta. Gustandoci gli odori che emergevano dai nostri abiti, come effluvi di avvincente bellezza e intensità. Non ha un corpo strepitoso, è basso, quasi quanto me, ma piuttosto tondo e forte. Ai tempi praticava MMA ed era tonico, perciò non grasso. Pelosissimo. Ci stringemmo forte per eliminare ogni ombra di solitudine. Fuori era notte fredda, avevo bisogno del suo calore e lui del mio. Ci adagiammo sul letto di lattice, accogliente e morbido, caldo come noi bollenti. Sprofondammo nel deliquio. Simone scivolò sul mio corpo alla ricerca della mia sorellina. E quando la trovò... Trovai a mia volta il paradiso. Che leccatore... Un uomo non può immaginare il piacere di una donna quando il suo clito si avvantaggia di certi trattamenti speciali. Simone si dimostrò all'altezza inversa della sua autostima! Succhiava avido come un bebé alla tetta. Stringeva tra i denti il grilletto, con la giusta intensità. Poi leccava, poi stringeva, poi leccava, in un andirivieni esasperante e bello. Ancora oggi, mentre scrivo, mi eccito al solo pensiero di Simone. Poi, tirando il clito tra i denti con la sua dolcezza, iniziò a penetrarmi con un dito la sorellina. Poi con due. Poi con tre. Intanto leccava strizzava leccava tirava leccava stringeva leccava succhiava leccava all'infinito. Penso che ebbi una decina di orgasmi uno dietro l'altro. Era un paradiso perduto e riconquistato. Quasi svenni per il piacere provato. Quindi dovetti ridarglielo indietro. Gli donai uno dei miei rocchettoni speciali. Lo girai sulla schiena, lo misi seduto sul bordo del letto, mi inginocchiai tra le sue ginocchia e, carezzandolo sul petto, tirandogli i capezzolini, iniziai il lavoro di bocca. Lui mi teneva la testa schiacciata. Venne subito. Bevvi tutta la sua schiuma ricca. Esausti, ci sdraiammo sul letto, in attesa che Morfeo ci accogliesse. Russai anche quella volta come una camionista polacca.

mercoledì 12 febbraio 2014

GLI SCHIAVI ABBONDANO SULLE LABBRA DI ONDA

Il mio diario porcello tira. In ogni senso. Ho scambiato Skype con un ragazzo di 23 anni, residente su Cam4, molto gentile e sottomesso, già lettore accanito. Lo chiamerò Giulio Cazzaniga, architetto. Mi piacque subito per la sua gentilezza. Ha su Skype un nick curioso, dal bel doppio senso: porcellinolettone. Mi confida di essersi eccitato molto alla lettura dell'ultimo post di ieri: MARCO IMBIMBO SCHIAVETTO . Mi dice di essere schiavo. Gli chiedo di spiegarsi meglio. Premette di amare rapportarsi e servire donne molto più grandi di lui (come non capirlo!). Dice che è da un po' di tempo che si vede in Skype con una donna più adulta che gli sta insegnando pratiche a suo dire interessanti, come il mettersi un dito nel culo. Tutto qui? Beh sì, dice. Allora forse non sei così schiavo! Essere schiavo ha molteplici sfumature. Gli spiego. Per SERVIRE, ad esempio, penso ad uno schiavo che ebbi tempo fa: venne da me per lavare piatti, fare pulizie in casa, farsi calpestare coi tacchi sadomaso che ho (glieli mostro e lui si dice attratto), farsi segare con quelle stesse scarpe, farsi cavalcare essendosi messo a 4 zampe, farsi mettere il guinzaglio. Il tutto da nudo. Dice di non avere mai provato. Poi aggiungo le sfumature Bondage di MARCO IMBIMBO SCHIAVETTO . Anche queste mai provate. Mi dice di fargli domande. Così parto. Nudo? Sì, volentieri, Padrona. Servizi in casa? No, Padrona, questi no. Calpestato? Mi piacerebbe provare, Padrona. Dildo? Vorrei, mai provato: forse mi piace, Padrona. Intimo femminile? Lo faccio spesso con indumenti di mia sorella, Padrona. Trucco in viso? No, non mi piace. Frustini e palette sul culetto? Mi piacciono gli schiaffi, Padrona. Depilazione? Mi depilo tutto, Padrona: culetto e cazzo. Con un bisex, se ti mettesse il dito nel culetto? Mai subito. Forse sì, Padrona: accetterei, se me lei me l'ordinasse. Se questo bisex, te lo spingesse nel culo? Vorrei provare, Padrona.
Ecco la nostra chat iniziale. Così mi vanto un po'. 
OG: troppo bello il tuo nick! Non sei lèttone, vero?
CG: no, infatti! E' solo per avere una certa dose di ambiguità: lèttone ma anche lettòne. Grazie :$ Troppo belli i tuoi occhi
OG: diventi rosso???
CG: io si. Ormai non passa giorno senza che vada a leggere il tuo blog! Complimenti
OG: wow un altro fan! Grazieeee
OG: sì sì mi eccita molto leggerlo, complimenti davvero!! E poi ti confesso una cosa: mi piacerebbe finirci sopra
OG: quanti anni hai, Giulio?
GC: 23
OG: piccolo! Sei impegnato? Sposato? Fidanzato?
GC: single, un uccellino libero
OG: mi piace! Quindi ce l'hai piccolo!
OG: no perché ? Un uccellino è più poetico che UCCELLONE, non trovi?
OG: ahahahahaha Vero, però la mia è una poesia del CAZZO
CG: ahahahah ma pur sempre un gran bella poesia del CAZZO
OG: grazie!!! (clap) Cmq bel cane, specie se ha la cresta! Anche tu ce l'hai?
GC: mi piacerebbe averlo, ma purtroppo non ancora, ho un barbone
OG: bello anche il barbone! Avrai capito che anch'io adoro gli animali, specie i cani! Che nome ha la razza del cane cacciatore di leoni?
GC: rhodesian ridgeback
OG: (cmq io parlavo della cresta, non se avevi un cane)
GC: ahhah No no niente cresta, sono andato stamattina dal parrucchiere
OG: se l'avessi avuta, te l'avrei fatta abbassare
GC: grazie mille padrona!
OG: ooooo così si fa!

Già a chattare di queste cose Giulio mi confessa di essersi eccitato. Anzi, di toccarsi già. Anzi, di avere il desiderio di masturbarsi in cam per me. Gli dico che adoro osservare il mio partner mentre lo fa. Certo, in cam è ben altra cosa che dal vivo, ma al momento abbiamo solo questa opportunità e la mettiamo a frutto. Mi si offre allo sguardo, denudandosi con nonchalance. Ha un bel fisico asciutto e longilineo. Gli dico di girarsi e di farmi vedere il culetto. Esegue dovizioso. Due belle collinette si stagliano in cima alle gambecolonna. Collinette depilate con cura. Intanto si massaggia l'uccellino, come lo chiama lui. Gli ordino di infilarsi un dito nel buchino. Sputa sul suo dito medio e lo massaggia con cura. Poi si gira a pecora e lo fa. Con due! Apprezzo. Anche il buchino è accuratamente depilato. Ha belle mani e glielo dico. Giulio ringrazia. Penso subito a quanto mi piacerebbe leccarglielo. Mentre si penetra per bene, dice: Hai altri ordini, Padrona? Gli spiego come seguire un massaggio prostatico corretto. Non da dietro, ma dal davanti, con il dito rivolto verso il palmo della mano, ovviamente dentro l'ano. Dice: Non l'ho mai fatto così, Padrona... Si gira, si mette seduto e lo fa. Mugola all'istante. Gli piace. Gode. Getta. Penso: E' coscienzioso, il ragazzo. Un altro ordine: Vestiti con indumenti intimi. Me li fa scegliere. Il perizoma sottilissimo, azzurro, con una farfallina in macramé sul dietro mi sembra adatto a Giulio. Lo indossa. L'uccellino, di nuovo indurito, sfugge da tutte le parti. Cerca di contenerlo, ma non ci riesce. E' troppo eccitato. Vorrebbe segarsi di nuovo, ma lo abbandono lì. Per punizione!

Mi contatterà in serata per dirmi di aver riflettuto sui contenuti della giornata. Dice: NO, Padrona, col bisex NO. Solo con una donna e dildo. Ma con un uomo no, grazie. Peccato, avremmo potuto divertirci!

SCHIAVETTO MARCO IMBIMBO

Ovviamente è uno pseudonimo. Mai svelerei l'identità di un mio fan. Questo ragazzo mi scrisse in chat di Cam4 riguardante il post del ballbusting, perché molto attratto dalla tecnica. Bruno barbuto, 26 enne, campano, volle sapere come avrebbe potuto scambiare due chiacchiere con me. Gli risposi di darsi da fare e di cercare il mio Skype. Una vera e propria caccia al tesoro. La vinse e mi trovò. Talvolta trasmette anche lui su Cam4, facendo giochetti quanto meno “speciali”. Come legarsi i testicoli. Lesse poi del 19 enne che riempì con la sua sborra un foglio A4  in mio onore e disse: Padrona, per te anche un A3. E me ne mandò la foto su Skype. Trasmetto anch'io tutte le sere per cena su Cam4, VESTITA, al mero scopo di promuovere il blog. Una sera mi raggiunse in room anche lui. Conoscevo il suo nick e lo riconobbi. Mi invitò a guardarlo in cam perché stava trasmettendo, allettandomi con l'idea dei suoi giochini. Lo guardai: aveva un bel cazzo dritto in piedi, arzillo e venoso, con una rosa di petali di carne sulla punta e tante vene rigonfie sull'asta. Ma la cosa speciale era la legatura alla base, attorno ai testicoli. Mi chiese se mi piacesse, gli scrissi il mio apprezzamento dettagliato, senza parlare perché non volevo che gli altri sentissero. Volevo tutelare il suo desiderio di riservatezza. Tuttavia, pur chattando con gli altri nella mia room, lo tenevo d'occhio in un angolo della webcam. Si segava velocemente, aveva le palle gonfie di sborra. Dissi tra me e me: Se continua così, dura poco. Senza nemmeno allentare la legatura, emise uno schizzo lunghissimo nel breve giro di un paio di minuti. Sebbene in cam evitasse di comparire col viso, pensai che si fosse bagnato la barba da tanto era potente il getto. Una volta salutata la room, lo raggiunsi su Skype e glielo chiesi. Me lo confermò. Mi disse che si sarebbe aspettato qualche commento, mentre si segava. Ma gli spiegai perché nella room non li avevo fatti a voce e apprezzò la mia riservatezza. Disse: Domani magari su Skype ti faccio uno show in esclusiva, così puoi commentare a voce e in diretta! Puoi darmi pure degli ordini. Accettai di buon grado. Ma prima vi riporto qui la nostra chat di esordio. In Skype leggo il suo motto e sbalordisco:
OG: spruzzi???
MI: certo! M i sono eccitato da morire a leggere quello che scrivi, Patrizia :P
OG: ohhh come fai a sapere il mio nome?
MI: tu mi hai detto di cercare, ho trovato tutto, anche l'altro contatto Skype...
OG: quindi hai fatto una ricerca per immagini!
MI: si! Nessuno ha mai scoperto chi sei veramente?
OG: No
MI: Sono ormai uno dei tuoi più grandi fans. Mi diverto a leggerti, mi hai intrigato... E quindi...
OG: e quindi ti sei masturbato!
MI: sì, più volte... Ieri credo 4
OG: onorata! Per le immagini o per quello che ho scritto?
MI: no, le immagini non mi piacevano tantissimo! Per quello che hai scritto, pensavo a quanto mi sarei eccitato con te :P E ti dirò, mi tremano un po' le dita dall'emozione :P
OG: ma che onoreeeee :) E che mi dici del ballbusting?
MI: mi piace... Anche se nella realtà non l'ho mai provato, però mi attira... Mi eccita come idea, ma se penso a quanto mi possa far male... Non so... A te piace roba tipo BDSM?
OG: non amo nessuna forma di violenza, caro, anche se scrivo quelle cose
MI: capito... Ma il sesso è violenza... Forse solo poco dolorosa o solo certe volte... O no?
OG: il sesso non è mai violenza... E' il completamento dell'amore tra due persone!
MI: certo... Ma la passione porta intrinsecamente in sé una vena di violenza... Di vigorosità o no?
OG: violenza non è vigorosità, altrimenti si userebbe la stessa parola. Concordo che nell'amplesso ci sia una certa dose di VIGOROSITA'
MI: sono d'accordo! Altra domanda: in un post dici che chi si mostra in foto mentre fuma un sigaro ha delle tendenze gaie... E' vero?
OG: quella è una teoria psicologica da settimana enigmistica. Però la sostengo a spada tratta. A suo tempo studiai psicologia della comunicazione. In pubblicità certi msg stereotipati (come questo) sono inequivocabili.

Vi ho riportata questa chat perché sono orgogliosa di ciò che dicono i miei fans! Lasciatemi questi momenti di gloria! Stamane a pranzo ci siamo visti in cam. Mentre mangio le mie lasagne, Schiavetto si abbassa i pantaloni: non aveva mutande! Noto che ha un cespuglio incredibilmente folto! Mi dice: Quali ordini mi dai, Padrona? IL PRIMO E': DEPILATI! Non se l'aspettava! Corre in bagno a prendere un rasoio elettrico, torna i cam e me lo mostra: Va bene questo, Padrona? Dico: Certo, al massimo lasciamo solo un pochino di peluria! Tremante di mano per l'emozione, comincia a radersi con cura. Durante l'operazione, il suo pisello, pur se di ragguardevoli dimensioni, resta moscio. Lo manovra a destra e a sinistra, in su e in giù, con certo piglio. Approvo la dimestichezza. Ne è contento. Finita la rasatura, chiedo di mostrarmi quanto pelo ha eliminato. A terra ve n'è un mucchio. Sono piacevolmente stupita del risultato. Passiamo alla legatura! Dico: Prendi la corda di ieri sera! Era una stringa bianca, vero? Sì, Padrona! Che osservatrice, Padrona! La prende: noto che ha una sorta di cappio ad una delle estremità. Schiavetto lo sistema attorno la radice dello scroto e tirando con forza, lo chiude strizzando il tutto con quella vigorosità, o meglio, violenza di cui parlava riferendosi al sesso. Le palle si rigonfiano subito. Subito l'asta si fa rigida. Schiavetto ne approfitta per farne diversi giri attorno con la stringa. E si ferma. Altri ordini, Padrona? Dico: Rimani fermo così, in modo che possa contemplare quant'è bello il tuo uccello. Lo descrivo minuziosamente ad alta voce, così che lui possa sentirmi ed eccitarsi ancora di più. Noto le vene gonfiarsi al progredire dell'erezione. Pulsano. Noto l'asta avanzare verso l'alto. Noto le palle sempre più gonfie e turgide. Noto la cappella coperta dal prepuzio. Noto che il prepuzio sembra un bocciuolo di rosa, con petali delicati attorno al glande. Che poesia! Una vera e propria poesia del cazzo! Dico: SCAPPELLATI. Esegue. Il glande ne esce prorompente. Lo sento sospirare. Inizia a masturbarsi. Dico: NO! Resta fermo! Il pene si allunga e il glande diventa ancora più prepotente! Dico: Ecco, adesso inizia a massaggiarlo, ma lentamente. E lui esegue, sospirando di piacere, il gesto liberatorio. Adagio... Non avere fretta, schiavetto! Dico. E Marco va molto piano, insistendo bene sotto la piega del glande. Io gli mostro la lingua... Lo sento mugolare di piacere. La lingua fa sempre il suo effetto. Non resiste più: inizia a massaggiarsi l'uccello con furia. Lo lascio fare. Anzi, mi passo le labbra con la lingua umida più volte. Voglio infatti accelerare il processo. Ma per poi bloccarlo sul più bello. Ovviamente, non glielo dico. TI LECCO TUTTE LE BELLE VENE CHE HAI SUL CAZZO! Schiavetto si emoziona e procede spedito verso la meta. FAMMI UN BEL FOGLIO A3! Scherzando sui commenti che facemmo circa lo gnocchetto 19enne, con cui giocavo di lingua. Guaisce e dice: Per la mia Padrona, TUTTO! E si avvia frenetico verso il traguardo. Al che lo stoppo. Gli chiedo di provare un'altra legatura. Di separare le palle tra di loro. Peccato, dice, c'ero quasi. E io ridendo: L'HO FATTO APPOSTA. L'uccello si ammoscia. Schiavetto slega la stringa e libera gli attrezzi. Come suggerisce di fare, Padrona? Gli spiego: Prendi la stringa, appoggiala alla base dell'asta con le due estremità equamente divise a destra e a sinistra, poi la giri al di sotto dello scroto. Dove la fissi con un nodino. Esegue. STRINGILA DI PIU' sennò scappa. Esegue diligente. Noto che la pelle delle palle si raggrinza da tanto che stringe. Apprezzo. Ora gira sul davanti le due estremità, in modo da separare le singole palle l'una dall'altra. Schiavetto fa diversi tentativi maldestri. CHE IMBRANATO! Ti ordina di rifare tutto. E lui rifà tutto da capo. Diverse volte. Io rido e lo prendo in giro. Lui ride imbarazzato. Intanto il pisello diventa barzotto. Ciò che ne risulta, alla fine, è una legatura poco composta ed inelegante. Glielo faccio notare. Ma intanto gli è venuto duro come un palo. Dico: LA PROSSIMA VOLTA FATI TROVARE PREPARATO E ALLENATO. Ora segati. Sì, Padrona! Subito, Padrona! E ricomincia il lavoro di Federica. Ingoia, Padrona? Io: Dipende, a volte sì, a volte preferisco spalmarmi il viso. Questa cosa lo fa impazzire a tal punto da venire con un getto impossibile da frenare. E' lui che si spalma il viso! Peccato Padrona che è così lontana! Dico: Ma se vieni a Milano, passa da me! Ti do la mia … ehm … lasagna! Volentieri, Padrona, ma io sono vegetariano! Commento: Strano che non ti piaccia... la carne! Schiavetto non coglie il doppio senso e si dimostra non esattamente arguto.

lunedì 10 febbraio 2014

SOMIGLIARE A BRUCE WILLIS NON E' SINONIMO DI … DUREZZA

Un paio di estati fa conobbi su Facebook un amico comune ad una vecchia conoscenza, somigliante a Bruce Willis, l'interprete dei vari DIE HARD. Un duro dell'azione. Per semplicità chiamerò anche lui Bruce Willis. Informatico sistemista, salentino, scuro di carnagione, corporatura atletica, begli occhi verdi, con gli occhiali, alto circa 180, sorriso accattivante. E' un vegano: non tocca cibo di produzione animale, dal burro alla carne al pesce. Arrivò all'appuntamento con 20 minuti di ritardo. Cenammo sotto casa mia, un ristorante asiatico chic in cui i piatti vegetariani sono tenuti in alta considerazione. Bruce fu carinissimo. Mi assecondò in tutto. Parlò con proprietà di linguaggio e consapevolezza di molti argomenti. Figli. Ex moglie. Lavoro. Viaggi. Trekking. Animali. Aveva adottato un Beagle proveniente da un canile, in seguito ad una nota trasmissione televisiva che aveva fatto del salvataggio di queste bestiole il proprio vessillo. Si confrontò con me argutamente sul rapporto con gli ex. Insomma, mi piacque la sua testa. Si dimostrò intelligente. Quella sera stessa scopammo da me. Era imbarazzante la sua incapacità di NON usare il condom, ma dovevo imporglielo. Gli si ammosciava in continuazione. Dovetti praticare più volte la respirazione boccacazzo. Ma era per me ancora uno sconosciuto. Lui si giustificò dicendo che con sua moglie non li aveva mai messi. Pur non amandola, (si trattò infatti di una sorta di matrimonio combinato), ne ebbe due figli, rimanendo sposato a lei per ben 15 anni. Non mi ero ancora spiegata come si potesse avere dei figli da una persona che non si ama, ma in quel momento capii perché. Ci accordammo per una salita in montagna. Si era in luglio: caldo atroce. Quel week end saremmo andati in un'amena località nei pressi di Lecco, partendo il mattino presto, colazionando in alta montagna in una baita di sua conoscenza a polenta taragna e buon vino, tornando la sera sul far del tramonto. Arrivò anche quella volta con un ritardo assurdo: quasi mezz'ora. Non mancai di farglielo notare. Disse che era per lavoro. Lo capivo, però gli feci notare che avrebbe dovuto chiamare. Conservo tutt'oggi un buon ricordo della nostra escursione. Il clima fu clemente tutto il giorno. L'ambiente ci assecondava. Dato che adoriamo entrambi fare sesso immersa nella natura, accadde nel bosco, a riparo da occhi indiscreti. Fu bellissimo e dolce. Mi baciò con morbidezza le labbra. Si insinuò in bocca con la sua lingua che sapeva di buono. Lo lasciai fare. Tastò i miei seni, stringendoli delicatamente tra le belle dita. Mi fece venire una voglia incontenibile: la mia mano scivolò giù, adagio, tra le sue cosce muscolose (giocava a calcetto!) per toccargli il pene. Era durissimo. Mi appoggiai all'olmo che avevo di spalle e mi lasciai andare. Bruce mi abbassò le mutandine, sollevò una mia gamba, si mise il preservativo, mi infilzò subito. Era chiaro che non voleva perdere l'efficacia di un'erezione improvvisa e forte. Godetti subito. Era efficace e bisognoso di me. Sapeva assecondarmi. Lo dimostrò procurandosi i condom, così come volevo io e mettendosene uno subito. Spinse forte mordendomi un orecchio e mi piacque molto. Ero in visibilio, in mezzo al verde e con quell'uomo bello. Nella posizione in piedi non ero molto comoda: lo trascinai sul tappeto di foglie e rotolammo, in cerca di noi, senza badare a legnetti, sassolini, zolle di terra, umidità del sottobosco, ormai nudi entrambi. Io venni ancora, ridendo felice. Lui ebbe un orgasmo riempiendo di seme cremoso il condom. Restammo abbracciati a lungo, approfittando di quel freschetto. Poi ci immergemmo nudi nel torrente ghiacciato e ci rinfrescammo le membra stanche. Ci rivestimmo e proseguimmo la scarpinata. Quella sera doveva andare sul luogo di lavoro, in quanto sistemista doveva badare a che i server dell'Azienda non si fermassero mai. Aveva turni allucinanti. Però la sede del lavoro era vicinissima ad una delle movidas milanesi. Mi propose pertanto un aperitivo lì, così che potesse fare un salto di tanto in tanto a dare un'occhiata alle macchine. Acconsentii: mi dispiaceva lasciarlo andare via. A patto che non stesse lontano da me per più di 20 minuti. Disse: NO, vedrai, non starò via più di 5 munti alla volta. Sapeva quello che diceva: l'ufficio si affacciava proprio sopra il bar dove avremmo preso l'apericena. Ci sedemmo al tavolo, ordinammo i nostri drink, mangiammo, chiacchierammo. Ma Bruce guardava sempre l'orologio. Uhm... Che nervo! Sebbene capissi le esigenze di lavoro, quel gesto mi snervava: voglio che il mio partner, quando sta con me, mi dedichi tutte le sue attenzioni. Invece Bruce aveva occhi solo per il suo orologio! Disse: Tesoro, vado via per 5 minuti! Torno subito. Restai al tavolo mezz'ora, paziente. Ai 35 minuti cominciai io a guardare l'orologio. Ai 40 scalpitavo. Ai 50 mandai un SMS. Ai 60 rispose con un SMS: Scusa, tesoro, ancora 5 minuti, ho finito. Ero furiosa. Vedevo coppiette sedersi, coccolarsi, bere, ridere, condividere. Io stavo lì, sola, come una deficiente. Arrivò 180 minuti dopo. Si giustificò dicendo che non era stato capace di prevedere gli imprevisti, che gli erano venute in mente delle cose, che le aveva fatte pur di non dimenticarsene, tanto c'era tempo... C'era tempo??? Come, c'era tempo? 180 sono ben 175 minuti in più del previsto! Lo investii come un tornado. Era già la terza volta che non mi rispettava coi suoi ritardi. Che stavolta mi aveva avvisato, sì, ma solo dopo che gliel'avevo chiesto io. E comunque non telefonando, ma messaggiando. Avrebbe dovuto, invece, affrontare le cose da uomo, di petto, mettendoci la faccia. Gli dissi che se voleva una mamma, ebbene quella NON ero io. Gli dissi di riportarmi subito a casa, tanto ormai la mia serata era stata rovinata da lui. Abbassò gli occhi e mi obbedì. Mi fece tenerezza, ma non lo perdonai. Cercai di capire. E' dell'ariete. Avevo un'amica dell'ariete che faceva come lui. Sempre in ritardo ai nostri appuntamenti, perché DOVEVA fare sempre qualcosa prima. E una, e due, e tre... Ma si, c'è ancora tempo. E quattro. Uguali! Il giorno dopo glielo dissi. Dissi anche che se quelle erano le sue intenzioni, non eravamo adatti. Specie per la faccenda del condom. Bruce abbattuto, chiese un'altra possibilità. Gliela concessi: Tra un paio di week end andrò a Verona. Ho prenotato già di venerdì sera in un Hotel 4 stelle per due: ci sarebbe dovuto venire mio fratello, ma ha cambiato idea per lavoro. Se vuoi, puoi stare con me. Andremo anche all'Opera all'Arena. L'hotel è stato ricavato in un ex convento e c'è anche una Spa. Bruce si disse entusiasta, premettendo che sarebbe venuto un giorno dopo, per lavoro. Per carità, il lavoro prima di tutto. Lo pregai, però, di avvisarmi, in caso di ritardo. Sorrise felice e promise che sarebbe stato a Verona verso le 10/10,30 del mattino di sabato e che avrebbe avvisato chiamandomi in caso di ritardo. Non solo non arrivò puntuale, ma nemmeno avvisò. Nemmeno con uno straccio di SMS. Non mi arrabbiai nemmeno più. Ero solo delusa. Finalmente mandò un SMS la sera di sabato. Si trattava della mamma, che vive ancora in Salento. Si era rotta qualche osso cadendo, ma era anche attorniata dai parenti. Niente di urgente, che richiedesse al presenza del figlio laggiù. Era una cosa grave, ma non urgente! A maggior ragione avrebbe dovuto chiamarmi. In più, avrebbe potuto aspettare almeno la fine del week end e recuperare con me. Bruce in definitiva si dimostrò un mammone della peggior specie. Lo mandai a cag definitivamente.  

sabato 8 febbraio 2014

IL PISELLINO MICRON

Quando mi vogliono mostrare l'apparto maschile, in chat dico sempre: Grazie, ne sono onorata, ma è anche vero che visto uno visti tutti. Ebbene, sono stata smentita ancora. Avevo già chattato su Badoo con questo bel ragazzo giovane, tale Mirko Cervo, che poi scoprii appartenere ad una regione extra Lombardia, (strano, perché cercavo solo in Milano), il quale si era già convinto della mia sincerità e schiettezza, nonché apertura mentale. Aveva una cartella pvt, cui chiesi l'accesso. Disse: Sicura? E io, come sempre: Mica sono bigotta! E' anche vero che visto uno, visti tutti. Mi donò l'accesso. E trovai una sorpresa. Questa:

Il ragazzo, non contento, metteva in risalto la piccolezza del pene, poco più che un clitoride, in varie pose: frontale, laterale, sopra, sotto, appoggiandovi al fianco il suo dito indice, decisamente più lungo. Mi chiese cosa ne pensassi. Gli dissi: Con l'onestà che di solito mi contraddistingue, ne ho visti di più grossi. Disse di saperlo e che, proprio per quel motivo, lo metteva in vista nell'album, così che le donne non trovassero sorprese secondo lui sgradite. Mi confidò che la sua fidanzata, ormai ex, l'aveva tradito, pure più volte, a suo dire proprio a causa delle ridotte dimensioni del pene. E partì con un pistolotto (o forse dovrei dire un pistolino) su di lei, tanto sciocca e vanesia da cornificarlo per motivi così futili. Gli dissi: Sciocchino sei tu a pensare così. Secondo me, invece, non ti amava a sufficienza. Avrà preso la scusa del pisellino per giustificare una cosa che io al contrario non avrei mai fatto. Sarò anche porcella, ma quando sto assieme ad un uomo, sono tutta sua. Imparo ad amare quei difetti che a prima vista, mi erano sfuggiti. Cosa vuoi che sia un pene piccolo, di fronte a cattiveria d'animo, ingenerosità, volgarità... Tu mi sembri un buon ragazzo, serio, onesto, lavoratore, dal fatto che sei volontario in Croce Rossa, deduco anche che sei generoso e altruista, empatico con le sofferenze altrui. Se un uomo manca in pisello, ha altri mezzi. La bocca, la lingua, un attrezzo supplementare con cui far felice la sua donna, un dildo, un cetriolo, uno zucchino, una candela, dita, vibratori di tutte le forme e dimensioni. Se solo lei ti avesse amato, te li avrebbe suggeriti. Ora lo sai: alla prossima fidanzata, pensaci direttamente tu. Sono convinta che gradirebbe, come gradirei io.
Lo conquistai. Cominciò a chiamarmi DEA. Ogni volta che pensa a me, ancora oggi mi confida che si masturba. E ha una fidanzata che riesce a soddisfare. Sarò anche porcella, ma talvolta faccio persino del bene.


venerdì 7 febbraio 2014

LA PALLINA VIOLENTA

Fu uno dei pochi cazzoni distinguibili. Dino Bonnatale ha una sorta di pallina sulla punta del glande. Era una ciste non fastidiosa che teneva per vanto. Informatico quarantenne di un Ente Pubblico, lo incontrai a pranzo. Era bruno, con gli occhi nocciola, belle labbra morbide sulle quali morire, mandibola forte, sorriso luminoso che poi si rivelò falso. Sì, falso: anni prima aveva subito un incidente in moto. Un'auto gli aveva tagliato la strada (una sorta di vendetta da parte della criminalità organizzata cui non voleva piegarsi), causandogli la frattura di diverse ossa sparpagliate nel corpo e di tutti i denti. Ma non si piegò. Stette in coma 3 settimane. Subì molte operazioni ricostruttive. Rimase in terapia alcuni mesi. Ma non si piegò. Lo stimai per quel suo atteggiamento impavido. Gli regalai uno dei miei più luminosi sorrisi. Mi scusai e feci una pausa toilette durante il pasto. Quando tornai al nostro tavolo, mi avvicinai alle spalle di Dino e, da dietro, gli annusai il famoso orecchio. Ebbe un brivido. Sapeva di buono. Dino era stato avvisato di quel test. Gliene dissi il risultato: sorrise contento, ma aveva poco tempo. Rimandammo la scopata ad una volta in cui avremmo avuto più tranquillità, anche se la voglia mi prese già lì, seduta stante. Del resto nessuno dei due ama le sveltine, personalmente preferisco che il mio partner mi dedichi tutto il tempo possibile, quindi rinunciammo volentieri alla soddisfazione immediata. Dino disse che mi avrebbe portata in un Motel chic sulla Milano/Meda, che conosceva bene. Mi raccontò che era la sua destinazione preferita quando doveva giocare a due, a tre, a più partner. Era un grandissimo porcello. Ne fui entusiasta. Presagii che sarebbe stata una bella trombata. Mi chiese se fossi più domina o più schiava. Il mio aspetto e il mio comportamento nella vita quotidiana porta a credere che sia domina. Tacchi alti, spesso sadomaso, colori decisi, mai fantasie, capello cortissimo, scuro. Dino ne era estasiato, ma sospettava che a letto non fossi così. Sospettava bene. A letto amo essere dominata. Disse: Allora hai trovato pane per i tuoi denti. Era un dominante. Me ne diede prova dopo un paio di settimane. Mi portò dove aveva promesso, mi spogliò con furia, mi morse dappertutto la pelle nuda, pizzicandola con una certa violenza, mi schiacciò in ginocchio ai suoi piedi e mi ordinò di fargli un bocchino, lasciandomi nuda sui tacchi vertiginosi sadomaso. Qui scoprii la sua particolarità e gli dissi: Finalmente un uccello che si distingue! Gli leccai con gusto la pallina. Mi piaceva! Dino mi teneva forte la testa: guai a spostarmi dal suo cazzo grosso e duro. Me la spingeva contro il suo addome, dicendo: Succhia! SUCCHIAAA!!! Sono certa che gli diedi soddisfazione: entro pochi colpi, mi fece bere il suo succo cremoso. Mi asciugai le labbra, guardandolo di sotto in su. Mi afferrò le braccia e mi sbattè sul letto, dicendo: Che troia che sei! Allargò le mie gambe, tenendole aperte con le mani sulle mie caviglie e vi si tuffò in mezzo, mordendomi le labbra. AHI, dissi, Dino mi fai male! Disse: Allora non hai ancora sentito niente! E succhiò con forza il mio clito, mentre il primo dito mi penetrava. WOW così sì che mi piace.... Mmmmmmm... Mi penetrò con due dita, mentre mordicchiava il grilletto. Poi, vedendo che mi piaceva, passò a tre. Venni la prima volta. Ma Dino non smetteva. Continuava il suo lavoro con passione e violenza. Mi mordeva il grilletto e mi spingeva le dita dentro... Alla ricerca del mio paradiso. Ebbi un altro orgasmo, ancora più forte. CHE TROIA! Diceva, urlando. Gli tenevo la testa tra le gambe e mi contorcevo come un'ossessa. SIIIII sono la tua troiaaaa, urlavo e ridevo. Intanto il suo pisello pallinoso era tornato di sasso. Si mise il condom e mi volle impalare di brutto, prima davanti, stritolandomi tra le braccia. Mi diede una decina di colpi forti, e io ebbi l'ennesimo orgasmo. Poi mi ribaltò sul ventre, mi sollevò a quattro zampe, mi tenne le mani in bocca a mo' di redini, mi impalò dietro, altra decina di colpi. Era di una violenza mai vista. Mi faceva vomitare. Tra un dito e l'altro cercai di dirglielo, ma lui non desistette, anzi disse: So che a chi è dominante nella vita, piace essere dominato a letto. Troia! Prendi questo... E giù un colpo duro nel culo. Ah, urlai. Amo gli uomini che mi sbattono, ma non così. Cercai di farglielo capire. Ma lui non si fermava più: era ormai un locomotore in corsa. Mi stantuffava senza sosta. Mi teneva a briglia. Ero esausta per quel trattamento. Quando finì, sospirai di sollievo e mi lasciai andare nel letto. Avevo gli urti di vomito e lui l'uccello pieno di escrementi miei. Si ripulì, dicendo: Dovrei fartelo leccare! Così impari! La prossima volta, troia, fatti un clisterino. Che classe, pensai. Peccato. Poteva piacermi. Non lo rividi mai più.

martedì 4 febbraio 2014

IL SENEGALESE

Non dormo. Penso alla dolcezza e l'amarezza assieme. Il senegalese le incarnò entrambe. Una storia che ho avuto anni fa con un bel cioccolatino fondente. Se avete presente il cantante R&B Craig David, vedetelo più bello: è lui, Otello. Si chiama così perché, a dispetto della maggioranza di quella nazione, è cattolico. Lo incontrai una mattina in piazza Duomo, ero con Sonia, la mia Peste di nome e Bubbonica di cognome. Fu subito attratto da lei: era paziente ed affettuoso. Quindi, detto fatto, chi ama mia figlia, conquista subito me. Andammo a piedi nella mia caffetteria preferita, la California Backery di via Larga, e sorbimmo un te. Otello lo prese senza zucchero, come me. Gli chiesi: Perché? Rispose: 'Cause I'm so sweet. You will know. Lo guardavo con interesse: è davvero bello come molti senegalesi. Capelli con una leggera crestina garbata che gli fasciava il cranio dalla fronte alla nuca. Uno sguardo morbido e nero. Il naso largo ma raccolto. E le labbra tonde e rigonfie... Sognai subito di morderle e baciarle. Mi parlò di matrimonio, volle sapere se, nonostante i due precedenti fallimenti, credessi ancora in quei valori, perché lui sì, fermamente. Mi illusi che volesse una moglie. Ma feci subito la tara: e se l'avesse voluta per sistemarsi definitivamente in Italia? Voi che leggete il mio blog, sapete che in fondo sono una romanticona: misi da parte ogni sospetto e mi lasciai andare. Salimmo da me. Sonia fece un pisolino in camera. Noi in salone a chiacchierare. Mi disse proprio nel bel mezzo di una cosa qualsiasi: I've an erection. E prese la mia gamba e l'appoggiò sulla sua. Così, all'improvviso. Quello che il mio polpaccio avvertì fu un bastone. Duro come. Grosso come. Lungo come. Mi guardava abbandonato. Con desiderio incolmabile. Lo baciai. Il suo bacio di risposta era di miele. Rimandammo il piacere ad una volta i cui non ci sarebbe stata mia figlia. Tornò dopo pochi giorni direttamente da me. Si era appena rotta la lavastoviglie, perciò stavo lavando i piatti a mano, coi classici guanti di gomma. Mi scusai con lui e Otello rimase a guardare, paziente. Poi con gesto lento e misurato, mi prese dalle mani la spugnetta e lavò lui i piatti, Look at me: you must in this way. Ed eseguì il compito con energia, velocità e precisione. Infine la sua frase fatale: I've an erection. Lo tastai coi guanti gialli ancora indossati: era vero! Quell'uomo mi avrebbe fatta impazzire. Lo avvisai della mia particolarità: ad ogni orgasmo, una risata di gola. Rimase sorpreso: mi prese in braccio così com'ero, coi guanti e tutto, mi sbattè sul letto, mi spogliò, si fece spogliare. Il suo corpo scolpito e magro mi apparse in tutta la sua muscolatura. Aveva peluria sul petto largo, raccolta in ricciolini minuti. Mi piacque. Si lasciò accarezzare dai miei guanti gialli, che aveva lasciato, pur da nuda. Scesi lungo l'addome e qui inciampai in quella magica erection. Finalmente la vidi coi miei occhi! Era curva verso l'addome, da tanto che tirava. Gli arrivava fino all'ombelico. La valutai a colpo d'occhio lunga su 30. Di calibro 7. Caddi in deliquio. L'afferrai coi miei guanti gialli antisdrucciolo e iniziai un massaggio morbido. Otello venne subito sui miei seni. Me li massaggiò, così com'erano inondati della sua sborra, insistendo sui capezzoli. Venni subito anch'io. Ho un orgasmo tutte le volte che il mio partner castiga quei dispettosi. Otello era di nuovo duro. Mi tolsi i guanti gialli. Lo ribaltai sulla schiena, gli misi il condom che lui stesso aveva portato (impossibile averne della sua misura) e lo cavalcai. La sua lancia mi penetrava fino alla gola. Non serviva che puntassi i piedi sul materasso! Già solo in ginocchio sentivo tutto quello che c'era da sentire. Otello era dolcissimo: lasciava fare a me. Lo sguardo perso nei miei occhi, la bocca carnosa e socchiusa, lasciava intravvedere quella fragola della sua lingua spiccare in mezzo al cioccolato. Mi chinai per succhiargliela: in quel movimento mi partì l'orgasmo. Urlai di piacere e risi risi risi risi risi risi risi risi risi. Otello rise anch'egli. Era contento delle mie urla e del mio ridere. Venne ancora. Poi ci adagiammo sul letto, nella fase riposo e coccole. Mi sussurrò: You're the white woman that every man of Senegal will want. Oh... Your big back! E mi accarezzò il culo grosso. I want it! Oh, my sweety, give me your back, please! E mi fece rotolare sull'addome, prendendomi i fianchi e rialzandomeli verso l'alto, mettendomi sotto dei cuscini. Calzò un altro preservativo, sputò sul mio buchino, già umido, lo massaggiò con dovizia grazie alle sue dita lunghe e nere, infine, quando fui pronta, mi appoggiò il suo bastone e tentò di spingere, ma piano. Sapeva di averlo grosso e che mi avrebbe sfondata, se non avesse provveduto a farlo con quella dolcezza che gli era caratteristica. Gli dissi: My Black Sugar, give me your dick! Otello spinse tutto fino in fondo. Urlai, ma per il dolore! Otello, poveretto, si ritrasse. Disse: Oh sweety … Sembrava piangesse. Gli presi i fianchi e lo spinsi dentro. Ti voglio, my Black Sugar! Mi tappai la bocca con un cuscino e offrii meglio il mio culetto. Volevo che mi sfondasse. Allora Otello, rincuorato, iniziò a pomparmi sul serio. Urlai nel cuscino come una ossessa, ma lo lasciai fare. Era bello! Quella sua erezione ricurva, poi, stimolava il mio utero retroverso come mai mi era capitato prima. Ebbi un orgasmo dietro l'altro, dietro l'altro, dietro l'altro, dietro l'altro, dietro l'altro, dietro l'altro... Otello era felice: venne dentro di me. Ero esausta e anche lui. Rotolammo sul fianco e cademmo addormentati. Proseguimmo così per quasi due mesi. Sognammo il nostro futuro assieme. Otello cercava lavoro e io gli procurai un appuntamento con una Società. Ma due giorni prima mi disse: I can't go to the meeting, 'cause I'll depart tomorrow to Germany. Rimasi basita. Eppure ci eravamo ripromessi di dirci tutto. Sapeva da tempo della Germania, ma in quei due mesi non me l'aveva ancora detto. Mi inquietai parecchio e glielo feci rimarcare. Ero delusa e amareggiata. Ma dato che partiva per quella destinazione allo scopo di cercare lavoro, in fondo non tenni il broncio. Non lo avrei però perdonato, perché non solo avevo perso tempo per lui, ma anche perché non me l'aveva detto. Ci sentimmo qualche volta via Indoona, che avevo installato apposta per lui: lo pregavo di tornare presto. Tornò dopo un mese: non aveva concluso niente. In quel mese di assenza, gli rimasi fedele. Ma ormai ero fredda e, sebbene avesse avuto un'altra occasione per farmi sentire la sua erection, lo allontanai definitivamente. Porca sì, ma scema no.

IL BARISTA GENEROSO

Un quattro anni or sono, mi contattò un bel barista piemontese, Massimo Barbaro, amante dei viaggi internazionali. Poco più giovane di me, alto, ben piazzato, stiloso nel vestire, sempre calzature di classe, (io amo osservare le scarpe degli uomini, perché mi parlano dell'uomo che le indossa), sorriso stellato, occhi dolci, pur essendo rasato, mi sembrò subito cortese e porcello. Ma la sua caratteristica più spiccante in quel mare grande di Badoo, tra stalker, pedofili, satanisti, era la sua generosità. Infatti, quando gli dissi che attraversavo un periodo di difficoltà economiche (non potevo nemmeno ricaricare il credito del telefono), pensò lui stesso a farmene una da 50 euro (erano soldi, all'epoca) pur di chattare con me. Mi offrì un pranzo in un localino ammodo, dove mi toccava carezzevole le mani, quasi presago del nostro immediato futuro. Aveva belle mani, altro dettaglio che noto. Mi sentivo sciogliere sotto quel tocco leggiadro e maschile. Andammo da me e ficcammo. Era dolce e rispettoso, ma aveva un cazzone ENORME. Infatti, quando gli slacciai i pantaloni trendy e gli abbassai i boxer firmati, balzò fuori come un uccello costretto in gabbia che non vedeva l'ora di volare. Da me. Glielo presi in mano, mentre limonavamo. Iniziai subito a fargli un massaggio vigoroso, sentivo l'erezione crescere a dismisura. Massimo mi palpava i seni morbidi con le sue mani curate. La saliva mi aumentava: ero pronta a fargli una bella pompa. Volevo che mi riempisse la bocca di quella carne abbondante e dura. Così mi inginocchiai davanti a lui e cominciai a farmi aprire le labbra dalla Cappella Sistina. Scivolava molto bene nella mia bocca satura di saliva. Glielo succhiai forte: sapevo che un cazzone grosso non ha paura dell'intensità. E così infatti era. Premevo il glande contro il palato grazie alla mia lingua muscolosa, intanto creavo il vuoto dietro, vicino alle tonsille. Un risucchio che so irresistibile. Poi lasciavo andare, in modo da sfilare tutta l'asta, ma solo fino alla piega del glande: qui mi fermavo, arrotando la cappella con la lingua, insistendo sotto la piega, cercando di centrare con la mia puntina linguesca il suo buchino. Massimo aveva una particolarità: era l'unico uomo che durante il godimento, urlasse. Mi eccitava ancora di più. Lo guardavo ad occhi spalancati di sotto in su, con la Cappella Sistina in bocca. Lui mi guardava dall'alto in basso: e rideva e urlava di piacere. E poi tornavo a farlo affondare fino alle tonsille. Era così grosso che soffocavo. Ma mi piaceva. Avanti. Indietro. Avanti. Indietro. Avanti. Indietro. Avanti. Indietro. Avanti. Indietro. Con un ultimo urlo, Massimo ebbe il suo orgasmo. Mi feci sciacquare le tonsille come mai prima di allora. Poi mi sputai il suo seme sulle mani e praticai un massaggio ai miei seni nudi, guardandolo. Le mie mani scivolavano seriche ma, incontrando l'asperità dei capezzoli, si fermavano. Indugiavano. Tiravano. Stringevano. Allungavano. Anche Massimo mi guardava con occhi vacui e tornati vogliosi. Mi sollevò tra le braccia, mi adagiò sul letto: si offerse al mio sguardo. Era già pronto un'altra volta. Mamma mia... Sospirai di voglia. Quell'uccellone mi chiamava, gli calzai il condom con la bocca, poi mi rovesciai all'indietro sul letto... Aprii le gambe, le braccia... E lo accolsi dentro me. Mi stantuffò a morte, ma con tenerezza. Non conosceva stanchezza. La mia sorellina, provata dal passaggio di due infanti, è accogliente. Quando trova uccelli grandi, è addirittura grata. Sentii subito l'elettricità prorompente di un orgasmo forte in arrivo. Venni subito, a ripetizione. Stringevo a me quel corpo possente, non muscoloso, ma possente e maschio. Sentivo l'infinito dentro di me. Ero contenta e ridevo ridevo ridevo ridevo... Più che ridere, era un gorgheggiare, da tanto forte era l'orgasmo. Anche Massimo, rincuorato da quella prova inconfutabile, sorrideva beato. E trapanava sempre di più. Finché venne anche lui. Si buttò su di me a corpo morto. Mi piace il peso del mio partner addosso. Riposammo entrambi sfiniti. Restammo abbracciati per lunghi minuti. Soddisfatti. Gli dissi: Sei il mio maschio ideale. Peccato abitasse lontano.

lunedì 3 febbraio 2014

IL PUGILE ALATO

Ebbi un trombamico SPETTACOLO. Era pugile dilettante. Aveva all'epoca 30 anni. Bellissimo. Muscoloso. Una massa di carne e muscoli MASCHIA. Si chiama Mimmo Palermo e, nonostante il cognome, è salentino. Poco più alto di me, ha i colori del Sud, occhi nerissimi come pece, sorriso di luce, con una finestra tra gli incisivi superiori. Capelli completamente rasati. Ed è tatuato da testa a piedi: un sole rosso attorno all'ombelico, una piccola R sul polso, ricordo di una ex importante, un tribale sull'omero destro, un giapponese con peonie e pesci combattenti sul sinistro, ma ciò che più mi colpiva in lui era un paio di ali d'angelo tatuate sul dorso, dal collo al sedere.  Su Badoo aveva apprezzato i miei piedini. Mi chiese con garbo se avesse potuto leccarmeli. Apprezzo molto la gentilezza nel maschio vero: è sintomo inequivocabile di sicurezza. Dissi di amare la birra e di preferirla al buon vino. Si presentò un pomeriggio con un paio di Bière du Demon, dicendo che se, avessi accettato, mi avrebbe portato in un Motel. Lo annusai: aiuto! L'alchimia impazzì subito. E che Motel elegante, di gran gusto! Odio i Motel, ma quello era di classe superiore. Mimmo si dimostrò di grande gusto nei modi e nel vestire, seppure sportivo: in ogni sua manifestazione. Aveva un parka verde salvia. Era abbigliato in tuta ginnica di felpa grigia, un modello molto trendy che mi piacque. Le sneakers erano di una nota marca, alte, di camoscio in una tonalità più scura di grigio. Appena entrati in camera, ci spogliammo adagio, con cura, annusandoci, accarezzandoci, con dolcezza. La libidine fremeva in noi. Scoprii adagio adagio i tattoos. Glieli leccai ad uno ad uno.
(continua ...)

sabato 1 febbraio 2014

LA REGINA DI CUORI SE NE FA DUE

Una sera scopai con un bell'uomo, alto, fisicato, sguardo penetrante ed intelligente, bel sorriso accattivante, salutista, curatissimo nel look, bell'uccello normodotato. Praticamente un capolavoro, se non avesse avuto un solo difetto: completamente rasato. Si chiama Antonello Correndi, era di Lecco, un nome, un programma. Si era presentato così bene, in modo tanto affidabile che gli concessi di accedere direttamente a casa mia, cosa inusitata per me. Era un consulente politico, esperto di marketing, pagato da forze di destra. Lo apprezzai per il suo modo geniale di porsi e la sua schiettezza. Quel primo incontro fu non particolarmente degno di nota: si era presentato senza condom, quindi dovemmo entrambi accontentarci di una buona e sana attività masturbatoria reciproca. Poi io andai a ballare. Ed ebbi l'incontro col PR e il suo carisma. In seguito, Antonello mi contattò durante la campagna elettorale del suo datore di lavoro, un politico poi assurto al comando della Regione Lombardia. Voleva andare a ballare con me ed il suo amico appena sbarcato in Italia dalla Russia. Aveva in mente un giochino a tre. Mi disse: Tu vedilo. E' ricco, non è male come uomo, gli piace ballare come a me, se ti attizza, lo facciamo nel mio residence di Milano. Mi misi un abito scollatissimo di firma, a portafoglio, un tantino sadomaso, nero, aderente al busto ma fluttuante tra le gambe, lungo fino al ginocchio, con borchie metalliche e nastri intrecciati che lasciavano vedere pezzetti di pelle nuda sulle braccia e sulle spalle. Indossai un paio di collant rosso opaco coprente, un sandalo in raso rosso, tacco 12. Erano d'effetto, a tal punto che quando Antonello mi vide, esclamò: Quei tacchi rossi entro domattina te li lecco.
(continua ...)