Anni fa stavo in condivisione a Milano.
Mia mamma ed io cercavamo coinquilini, ognuna per il proprio
appartamento. Ho poche regole nel sesso. Due di queste sono: mai con
coinquilini e mai con impegnati. Quando trovai un potenziale
coinquilino, venticinquenne, bello e motociclista, invece che
offrirgli casa mia, lo inviai a mia madre, in attesa di sviluppi
futuri. Ci vidi lungo. Infatti, Marco Randelli, marchigiano, molto
alto, fisicato, glabro, ma dalla pelle morbidissima, progettista di
reti informatiche, non tardò a farsi avanti. A mia mamma non piaceva
(diceva: Uff... Quelle labbra strane), eppure erano l'elemento più
particolare del suo fascino. Ci parlammo dal vivo un giorno a casa di
mamma, quando lei non c'era. Ci baciammo a lungo, prologo degli
incontri futuri. Gliele succhiai con avidità, cosa che a
Marco piacque. Lo sentii dalla protuberanza dei jeans: non era il
telefonino, ma era proprio duro così. Disse di essere mooolto attratto dalle
Milf come me. Come non capirlo! Una sera lo invitai da me per una
birra. Casa mia quella sera era libera da altri coinquilini, quindi
la situazione era da CAMPO LIBERO. Marco non è stupido: colse
l'occasione al volo. Bevemmo la nostra birretta belga ben ghiacciata,
a lunghe sorsate. Giocavo con la lingua nella schiumetta e lo
guardavo di sotto in su. Marco ebbe un'erezione subitanea. Trapelava
persino dal suo respiro, fattosi affannoso. Nello stile dominante che
imparai essere sua caratteristica a letto, appoggiò il bicchiere
della birretta sul tavolo e, guardandomi negli occhi, allungò la
mano per accarezzarmi il seno destro attraverso il maglioncino. Io
continuai a bere, percorsa da brividi di libidine, lasciandolo
giocare. Poi gli guidai la mano su quello sinistro, più sensibile ai
giochini. Gli suggerii di stringere forte. Lui eseguì, lussurioso,
tirando il capezzolo fino a farmi male. Era un male di piacere.
Estrasse il seno dal reggipetto e continuò a lavorare la fragolina
con dovizia. Intanto le nostre bocche si avvicinavano sempre più,
ingorde dei nostri sapori amari di birra. Gli appoggiai le braccia al
collo e lo tirai verso me. Marco mise entrambe le mani sulle tette,
ormai fuori dal reggiseno di pizzo, e si impegnò a fondo con
entrambe le fragoline, mentre la lingua giocava esperta con la mia.
Stavamo ancora seduti sulle sedie rosse del tavolo da cucina. Marco
si alzò, senza staccarsi da me, dalle mie labbra succhiose, dai
capezzoli che stringeva tra le dita, obbligò ad alzarmi a mia volta
e mi fece sedere sul tavolo. Allargai le gambe e lo accolsi tra loro,
allacciandole dietro alle sue collinette sode. Mi vanto di aver
sempre avuto ottimi adduttori: in quella occasione si rivelarono
efficaci. Lo strinsi forte tra le gambe, lui così tonico, era duro
in tutto il corpo. Mi premette l'erezione sulla sorellina spalancata.
Eravamo ancora vestiti! Mi sfilò dalla testa il maglioncino di
cachemire che avevo indossato per l'occasione, slacciò il reggiseno
con perizia, mi succhiò il seno destro, poi, memore della mia guida,
il sinistro. Gli tenevo la testa premuta sul mio petto. Volevo
allattarlo. Ma non si lasciava guidare. Era un domino. All'epoca
gradivo essere dominata, infatti vedevo
PALLINA VIOLENTA. Tuttavia,
dopo l'esperienza con
LEONE DOLCE, ho capito che non solo vale la
pena invertire i ruoli, ma anche lasciar predominare il mio lato
romantico e materno. Però in quel periodo, rifiutavo il ruolo di
mamma nei confronti di un partner sessuale. Pertanto, volevo lasciare
fare a Marco, che si rivelò grande amatore di donne. Ringraziai
quelle che mi avevano preceduto, aveva un fisico allenato, una vera e
propria macchina del sesso. In fatto di donne, disse di essere un
marinaio: una donna per ogni porto. Le ama troppo per fermarsi in un
porto solo. La sua ambizione massima era di fare l'escort. Mi disse:
Tu mi procacci le tue amiche, io le scopo e facciamo a metà. Seee
come no! La sola amica che ho, con cui sono davvero in confidenza,
non è così porcella da pagarsi un escort. E anche lo fosse, se la
conosco bene, non pagherebbe mai un uomo. Ad ogni modo, lo spogliai a
mia volta, volendo sentire il suo busto a contatto del mio, pelle
contro pelle. Le spalle larghe erano sostenute da un bel torace
ampio, ma rimasi sorpresa per come era vellutata la sua pelle.
Nemmeno un pelo, non un neo, non una ruga, non un'increspatura. Era
liscia e delicata. La schiena sotto le mie mani scivolava, i nostri
petti morbidi non avevano attrito. Le poppe delicate mie si
stampavano sui suoi pettorali vellutati. Bello quel contatto pelle su
pelle... Lo ricordo come uno dei migliori in vita mia. Mi chiesi se
fosse dovuto alla sua dieta, che mamma mi raccontava a base di grandi
pastasciutte. Mi mise le mani sotto le cosce e, sollevandomi di peso,
mi portò sul lettone in camera mia. Allacciata come edera, impedii
al mio corpo di scivolare giù, grazie agli adduttori. Mi depose sul
letto e cominciò a slacciarsi i jeans senza togliere lo sguardo dal
mio corpo offerto. Poi toccò a me: ...
(continua...)