Oggi vi racconto l'aneddoto con un bel
signore (bello si fa per dire, signore pure. Ma almeno dalle foto
della chat sembrava così), alto, moro come piace a me, fisicato,
sulla quarantina, a bordo di un vascello a suo dire di proprietà, o
alla guida di auto da urlo, (sempre a suo dire, sue), impegnatissimo
a scopazzare in giro, e sottolineo ancora una volta SEMPRE A SUO
DIRE. In rubrica lo salvai col nome di Giuseppe Signore. Non nascondo
che il fatto fosse ricco mi attirava. Prima di uscire, abbiamo
chattato a lungo sul telefono, senza Skype: questo fu un errore.
Entrambi impegnatissimi su altri fronti, permalosi come non mai,
rimandavamo in continuazione l'appuntamento, almeno finché non mi
decisi io a venirgli incontro. Volle che ci trovassimo una mattina
verso le 11 direttamente davanti al Motel. Uno di quelli
squallidissimi che si vedono dall'autostrada. La cosa avrebbe dovuto
allarmarmi, non tanto per l'implicita offesa (scopare in Motel è la
cosa più triste che si possa fare), ma quanto perché manco ci si
trovava per pranzo o cena. Insomma, quella persona ostentava
ricchezza a parole, ma non nei fatti. Si fece trovare a bordo di un
SUV vecchio modello (e sottolineo VECCHIO). A quel punto avrei dovuto
già fare inversione a U. Invece, siccome sono donna di parola,
restai. Scese dall'auto e scoprii che era MOOOOOLTO diverso dalle
foto. Più vecchio, più grasso. I capelli non più neri, ma grigi.
Una panzona enorme! Certamente alto quanto diceva, circa 190,
certamente gli occhi chiari, ma il resto era quantomeno differente.
Non brutto, ma differente. In una parola, gonfio. E non solo di
lardo. Le foto erano almeno di 10 anni prima. Ma aveva un buon odore
e io, fedele a me stessa, volli entrare nel Motel. Ci spogliammo come
fossimo dal medico, senza particolare passione. Lui si buttò sul
letto dicendomi: Succhialo. Gli guardai l'arnese: era di grosso
calibro, lungo abbastanza per farmi godere, già duro.
(continua...)
(continua...)