martedì 15 aprile 2014

UN COINQUILINO DI COMODO

Anni fa stavo in condivisione a Milano. Mia mamma ed io cercavamo coinquilini, ognuna per il proprio appartamento. Ho poche regole nel sesso. Due di queste sono: mai con coinquilini e mai con impegnati. Quando trovai un potenziale coinquilino, venticinquenne, bello e motociclista, invece che offrirgli casa mia, lo inviai a mia madre, in attesa di sviluppi futuri. Ci vidi lungo. Infatti, Marco Randelli, marchigiano, molto alto, fisicato, glabro, ma dalla pelle morbidissima, progettista di reti informatiche, non tardò a farsi avanti. A mia mamma non piaceva (diceva: Uff... Quelle labbra strane), eppure erano l'elemento più particolare del suo fascino. Ci parlammo dal vivo un giorno a casa di mamma, quando lei non c'era. Ci baciammo a lungo, prologo degli incontri futuri. Gliele succhiai con avidità, cosa che a Marco piacque. Lo sentii dalla protuberanza dei jeans: non era il telefonino, ma era proprio duro così. Disse di essere mooolto attratto dalle Milf come me. Come non capirlo! Una sera lo invitai da me per una birra. Casa mia quella sera era libera da altri coinquilini, quindi la situazione era da CAMPO LIBERO. Marco non è stupido: colse l'occasione al volo. Bevemmo la nostra birretta belga ben ghiacciata, a lunghe sorsate. Giocavo con la lingua nella schiumetta e lo guardavo di sotto in su. Marco ebbe un'erezione subitanea. Trapelava persino dal suo respiro, fattosi affannoso. Nello stile dominante che imparai essere sua caratteristica a letto, appoggiò il bicchiere della birretta sul tavolo e, guardandomi negli occhi, allungò la mano per accarezzarmi il seno destro attraverso il maglioncino. Io continuai a bere, percorsa da brividi di libidine, lasciandolo giocare. Poi gli guidai la mano su quello sinistro, più sensibile ai giochini. Gli suggerii di stringere forte. Lui eseguì, lussurioso, tirando il capezzolo fino a farmi male. Era un male di piacere. Estrasse il seno dal reggipetto e continuò a lavorare la fragolina con dovizia. Intanto le nostre bocche si avvicinavano sempre più, ingorde dei nostri sapori amari di birra. Gli appoggiai le braccia al collo e lo tirai verso me. Marco mise entrambe le mani sulle tette, ormai fuori dal reggiseno di pizzo, e si impegnò a fondo con entrambe le fragoline, mentre la lingua giocava esperta con la mia. Stavamo ancora seduti sulle sedie rosse del tavolo da cucina. Marco si alzò, senza staccarsi da me, dalle mie labbra succhiose, dai capezzoli che stringeva tra le dita, obbligò ad alzarmi a mia volta e mi fece sedere sul tavolo. Allargai le gambe e lo accolsi tra loro, allacciandole dietro alle sue collinette sode. Mi vanto di aver sempre avuto ottimi adduttori: in quella occasione si rivelarono efficaci. Lo strinsi forte tra le gambe, lui così tonico, era duro in tutto il corpo. Mi premette l'erezione sulla sorellina spalancata. Eravamo ancora vestiti! Mi sfilò dalla testa il maglioncino di cachemire che avevo indossato per l'occasione, slacciò il reggiseno con perizia, mi succhiò il seno destro, poi, memore della mia guida, il sinistro. Gli tenevo la testa premuta sul mio petto. Volevo allattarlo. Ma non si lasciava guidare. Era un domino. All'epoca gradivo essere dominata, infatti vedevo PALLINA VIOLENTA. Tuttavia, dopo l'esperienza con LEONE DOLCE, ho capito che non solo vale la pena invertire i ruoli, ma anche lasciar predominare il mio lato romantico e materno. Però in quel periodo, rifiutavo il ruolo di mamma nei confronti di un partner sessuale. Pertanto, volevo lasciare fare a Marco, che si rivelò grande amatore di donne. Ringraziai quelle che mi avevano preceduto, aveva un fisico allenato, una vera e propria macchina del sesso. In fatto di donne, disse di essere un marinaio: una donna per ogni porto. Le ama troppo per fermarsi in un porto solo. La sua ambizione massima era di fare l'escort. Mi disse: Tu mi procacci le tue amiche, io le scopo e facciamo a metà. Seee come no! La sola amica che ho, con cui sono davvero in confidenza, non è così porcella da pagarsi un escort. E anche lo fosse, se la conosco bene, non pagherebbe mai un uomo. Ad ogni modo, lo spogliai a mia volta, volendo sentire il suo busto a contatto del mio, pelle contro pelle. Le spalle larghe erano sostenute da un bel torace ampio, ma rimasi sorpresa per come era vellutata la sua pelle. Nemmeno un pelo, non un neo, non una ruga, non un'increspatura. Era liscia e delicata. La schiena sotto le mie mani scivolava, i nostri petti morbidi non avevano attrito. Le poppe delicate mie si stampavano sui suoi pettorali vellutati. Bello quel contatto pelle su pelle... Lo ricordo come uno dei migliori in vita mia. Mi chiesi se fosse dovuto alla sua dieta, che mamma mi raccontava a base di grandi pastasciutte. Mi mise le mani sotto le cosce e, sollevandomi di peso, mi portò sul lettone in camera mia. Allacciata come edera, impedii al mio corpo di scivolare giù, grazie agli adduttori. Mi depose sul letto e cominciò a slacciarsi i jeans senza togliere lo sguardo dal mio corpo offerto. Poi toccò a me: ...
(continua...)

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