sabato 7 dicembre 2013

NON FARE L'INDIANO

Oggi voglio liberarmi di un'altra storia, bella nel suo incipit, ma che mi deluse parecchio, lasciandomi l'amaro in bocca. Anni fa in una chat neonata (mi pare si chiamasse FriendsScout24, affiliata ad AutoScout24), conobbi un uomo di circa 45 anni, alto quasi 190, dai tratti fisiognomici vagamente indianeggianti, capelli lisci, curati, lunghi sulle spalle. Vestiva uno stile casual, ma ricercato. Lo chiamerò L'INDIANO. Era molto abbronzato, un bel sorriso radioso in un viso armonico, padre di una bimba di 8 anni. 

Quando un uomo è padre, è un uomo completo. Aveva un bel rapporto sia con la ex moglie sia con la piccola, con cui stava ogni week end. Lavorava come tecnico in una fabbrica di complementi d'arredo. Era del Nord Italia. Per venire da me a Milano, ci impiegava un paio d'ore di auto. Ricordo ancora i primi approcci notturni via Whatsapp. Mi spediva foto recenti del suo viso. Sapevo di poter stare tranquilla, al riparo da sorprese. Una notte la nostra chat divenne incandescente. Ci eravamo eccitati reciprocamente... Hot al massimo. Mi inviò a ripetizione foto del suo uccello, di ragguardevoli dimensioni. Disse che non aveva mai spedito foto di quel genere, che io lo ispiravo in particolar modo, che di me sapeva di potersi fidare. Ancora oggi siamo in contatto, ammette di essere impacciato con altre donne, perché meno libere di me. Dal canto mio, quando ascolto un brano dell'album di cui gli appresi la conoscenza, album di musica alternativa, glamour rock, non posso dire chi, per tutela della privacy di quest'uomo, lo ricordo con piacere e tenerezza. Gli raccontai tutto di me, aneurisma e debilitazione ospedaliera compresa. Ci incontrammo a Milano un giorno che uscivo dalla palestra. Mi venne a prendere in auto e andammo a pranzo in un posto carino, di cui conoscevo il proprietario e la sua filosofia di ristoratore. Sia l'indiano che io ci eravamo detti quanto siamo goderecci nel cibo. Quindi scelsi il posto in modo oculato. Con quella osteria potevo andare a colpo sicuro, senza tema di fallire. Come dice sempre mia nonna, l'erotismo inizia a tavola e finisce nel letto. Così fu per noi. A tavola ci guardavamo negli occhi, persi uno nell'altra. Ci toccavamo le mani, accarezzandole con dolcezza. Aveva belle mani curate. Via di lì, andammo in un motel. Mi ero portata l'iphone con la musica che volli fargli conoscere. Se ne innamorò subito, forse perché accompagnamento di una situazione calda. Incendiammo il letto con i nostri amplessi, la musica in loop ci trasportava in altre dimensioni, più paradisiache del motel. La volta seguente lo portai da me. Lui aveva nel frattempo acquistato quell'album e lo sapeva ormai a memoria. Pretese di ascoltarlo, mentre facevamo l'amore. Sì, perché nel frattempo era diventato amore. Me lo ricordo in piedi davanti a me, io nuda stesa sul letto, lui in piedi con la sua erezione sbandierata al vento. Spettacolo indimenticabile... I suoi capelli scendevano di lato, li spostava con un movimento dolce della testa che poi restava inclinata. E mi guardava, beato. E mi sorrideva, perso. Stava fermo, contemplando la mia nudità ostentata, godendosi il momento. Io mi toccavo, vogliosa e invitante. L'indiano a quel punto non sapeva resistermi. Come un animale sapiente, un vero Toro, mi montava davanti, dietro, di lato... in tutte le posizioni possibili. Avesse potuto, me l'avrebbe infilato pure nelle orecchie. Mi faceva godere tantissimo il suo odoremeraviglia. Quando mi stava sopra, i suoi capelli mi accarezzavano il viso. Era una componente erotica forte del suo modo di essere. Decisi che avremmo potuto farlo senza condom, ma che per ottenere lo scopo, avremmo dovuto eseguire il famigerato test. Glielo chiesi con l'opportuna cautela, per non offenderlo. L'indiano rispose che non ne aveva bisogno, in quanto da anni sotto controllo per una vecchia epatite.
Epatite? Non ho capito bene... Hai detto epatite? Dissi. Lui confermò. Epatite C. Ma aggiunse anche di esserne guarito. Dall'epatite C, ahimè, non si guarisce! Gli dissi. Rimane latente e può essere trasmessa in determinate condizioni. Ovvero, in presenza di debilitazione del sistema immunitario e di ferite in bocca. Entrambe queste condizioni mi appartenevano. Da sempre, infatti, soffro di afte sanguinanti nella mucosa buccale. Come se non bastasse, da pochi mesi ero uscita d'ospedale e non ero ancora forte. Ritenni che avrebbe dovuto dirmelo PRIMA che gli chiedessi il test. Lui si meravigliò sostenendo di esserne guarito. Sospesi il giudizio e andai dalla mia Dottoressa di base, la quale confermò ciò che affermavo io. Mi prescrisse il test per precauzione, che si rivelò negativo. Fortuna sua! All'indiano avevo promesso, infatti, che in caso contrario gli avrei staccato l'uccello a morsi. Ad ogni modo lo lasciai, perché se è vero che “conditio sine qua non” di un buon rapporto di coppia è la fiducia, io ormai in lui l'avevo persa.

4 commenti:

  1. AH!
    Quindi Atrox vorresti aver l'uccello staccato a morsi?

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    1. uff non ti ricordi... ti avevo detto l'ignoranza non si attacca come le cose indiane... e erano questye cose qua

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    2. continuo a non capire, Atrox. Mi fai un disegnino?
      ;)

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