venerdì 27 dicembre 2013

SINDROME DI STENDHAL VINTAGE

Ci sono scopate indimenticabili. Premesso che ad una scopata, per godere bene, devo abbinare interesse cul...turale, faccio riferimento a quella che ebbi una volta sola con un Antiquario, che chiamerò Flavio Sandrini. Aveva un commercio di pezzi di antiquariato e gestiva un banco a Saluzzo, in Piemonte, patria dei ricercatori di rare antichità. Uscimmo una sera per bere una cosa nel migliore bar di Piazza Duomo a Milano, quello sopra il Museo del 900, detto Giacomo Arengario. Un 45 enne, proveniente dalla provincia di Asti, che si definiva RAGAZZO DI CAMPAGNA. Aveva tuttavia molto gusto. Infatti gli piacevo. 
So che la modestia non mi appartiene. So anche di essere gnocca, di avere un culospettacolo, di avere gusto nel vestire elegante, di avere una bella testa e tanto mi basta. Se all'alba dei 50, non avessi consapevolezza di me, sarebbe un guaio. Questo partner non era bellissimo, non almeno secondo i miei canoni: brizzolato, occhi chiari, carnagione da biondo, barbetta incolta da tre giorni. Poco più alto di me. Era discreto. Ma aveva fascino ed un odore personale dal quale non riuscivo a staccarmi. L'alchimia degli odori personali era già scattata. Mentre sorbivo il mio cocktail analcolico, lo osservavo languida, mostrando la mia avidità nel succhiare. Era abbigliato secondo il gusto speciale: della eleganza da signorotto inglese di campagna, con stivaloni di cuoio, giubba impermeabile nei colori della foresta, camicia e morbido cache col in cachemire in colore complementare. Lui osservava la mia bocca, dalle labbra carnose, avvolte attorno alla cannuccia. Era ansioso di saggiarne la morbidezza. Mi accoccolai accanto a lui.  Ci baciammo già nel bar stesso. Le nostre lingue giocarono a lungo. Anche i nostri sapori si mischiarono subito, inclini al dopo. Volli scendere dal bar a piedi, percorrendo un lungo corridoio elicoidale ad un certo punto del quale sapevo di trovare un quadro del 900 che Flavio avrebbe apprezzato. Lo facemmo lentamente, gustandoci l'architettura del posto, le dita intrecciate e complici, le lingue scivolavano nella bocca l'una dell'altro. Ecco lì: il quadro si aprì davanti ai nostri occhi in tutto il suo splendore. Il QUARTO STATO del Pellizza da Volpedo.
Flavio apprezzò molto il quadro, non sapeva che fosse lì ubicato. Lo conosceva per sentito dire, ma mai visto di persona. E' enorme! Disse. Sebbene sia un quadro le cui dimensioni impongono una visione da distanza, gli feci apprezzare la tecnica da vicino. La scomposizione della luce realizzata in miriadi di trattini in colori diversi, che nel complesso però ottengono esattamente il colore voluto dal Pellizza. Ci allontanammo di nuovo, allacciati, come per non far svanire quell'incantesimo che ci stava abbracciando, impadronendosi dei nostri sensi. Rimanemmo storditi. Coloro che hanno avuto esperienza della Sindrome di Stendhal, sa che il cuore accelera, che la mente rimane offuscata e stordita, i sensi tutti accentuati. Rimanemmo col fiato sospeso. Diversi minuti. Avessimo potuto, avremmo scopato lì, davanti al quadro. Per il senso di Bello Universale che ci stava ispirando. Ma non eravamo nel luogo più indicato! Infatti scappammo in un motel per soddisfare la nostra voglia imperiale. Il ragazzo di campagna aveva un manfano eccellente, eppure era anche un gran succhiatore di grilletto, prerogativa di solito abbinata ad uccelli piccoli. Sarà stato il suo odore, sarà stato Stendhal, io ero già in un lago. Mi buttò sul letto, avido, mi sfilò i vestiti di dosso, lasciandomi tacchi e autoreggenti. Gli slippini a stringa me li strappò a morsi. Passò con lo stesso trattamento rude ma dolce al mio clito. Io ero rovesciata in deliquio.Quel miscuglio di dolcezza e di piccolo dolore mi faceva strippare le sinapsi. Gli tenevo la testa premuta tra le mie gambe aperte, le dita affondate nei suoi capelli folti e ricci. Spingevo forte contro la mia sorellina. Me la succhiò e mordicchiò così a lungo e bene che, quando affondò la sua spada nella mia ferita tra le gambe, protetto dal condom, venni così forte da strappargliene via la punta!! Era un po' vintage, il ragazzo di campagna, ma che vintage!


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