Ci sono scopate indimenticabili. Premesso che ad una scopata, per godere bene, devo
abbinare interesse cul...turale, faccio riferimento a quella che ebbi
una volta sola con un Antiquario, che chiamerò Flavio Sandrini. Aveva un commercio di pezzi di antiquariato e gestiva un banco a Saluzzo, in Piemonte, patria dei ricercatori di rare antichità. Uscimmo una sera per bere una cosa nel migliore bar di Piazza Duomo a
Milano, quello sopra il Museo del 900, detto Giacomo Arengario. Un 45
enne, proveniente dalla provincia di Asti, che si definiva RAGAZZO DI
CAMPAGNA. Aveva tuttavia molto gusto. Infatti gli piacevo.
So che la modestia non mi appartiene. So anche di essere gnocca, di avere un culospettacolo, di avere gusto nel vestire elegante, di avere una bella testa e tanto mi basta. Se all'alba dei 50, non avessi consapevolezza di me, sarebbe un guaio. Questo partner non era
bellissimo, non almeno secondo i miei canoni: brizzolato, occhi
chiari, carnagione da biondo, barbetta incolta da tre giorni. Poco più alto di me. Era
discreto. Ma aveva fascino ed un odore personale dal quale non
riuscivo a staccarmi. L'alchimia degli odori personali era già scattata. Mentre sorbivo il mio cocktail analcolico, lo osservavo languida, mostrando la mia avidità nel succhiare. Era abbigliato secondo il gusto speciale: della eleganza da signorotto inglese di campagna, con stivaloni di cuoio, giubba impermeabile nei colori della foresta, camicia e morbido cache col in cachemire in colore complementare. Lui osservava la mia bocca, dalle labbra carnose, avvolte attorno alla cannuccia. Era ansioso di saggiarne la morbidezza. Mi accoccolai accanto a lui. Ci baciammo già nel bar stesso. Le nostre
lingue giocarono a lungo. Anche i nostri sapori si mischiarono subito, inclini al dopo. Volli scendere dal bar a piedi,
percorrendo un lungo corridoio elicoidale ad un certo punto del quale
sapevo di trovare un quadro del 900 che Flavio avrebbe apprezzato. Lo
facemmo lentamente, gustandoci l'architettura del posto, le dita
intrecciate e complici, le lingue scivolavano nella bocca l'una dell'altro.
Ecco lì: il quadro si aprì davanti ai nostri occhi in tutto il suo
splendore. Il QUARTO STATO del Pellizza da Volpedo.
Flavio apprezzò
molto il quadro, non sapeva che fosse lì ubicato. Lo conosceva per sentito
dire, ma mai visto di persona. E' enorme! Disse. Sebbene sia un
quadro le cui dimensioni impongono una visione da distanza, gli feci
apprezzare la tecnica da vicino. La scomposizione della luce
realizzata in miriadi di trattini in colori diversi, che nel
complesso però ottengono esattamente il colore voluto dal Pellizza.
Ci allontanammo di nuovo, allacciati, come per non far svanire
quell'incantesimo che ci stava abbracciando, impadronendosi dei
nostri sensi. Rimanemmo storditi. Coloro che hanno avuto esperienza
della Sindrome di Stendhal, sa che il cuore accelera, che la mente
rimane offuscata e stordita, i sensi tutti accentuati. Rimanemmo col
fiato sospeso. Diversi minuti. Avessimo potuto, avremmo scopato lì,
davanti al quadro. Per il senso di Bello Universale che ci stava
ispirando. Ma non eravamo nel luogo più indicato! Infatti scappammo in un motel per soddisfare la
nostra voglia imperiale. Il ragazzo di campagna aveva un manfano
eccellente, eppure era anche un gran succhiatore di grilletto,
prerogativa di solito abbinata ad uccelli piccoli. Sarà stato il
suo odore, sarà stato Stendhal, io ero già in un lago. Mi buttò
sul letto, avido, mi sfilò i vestiti di dosso, lasciandomi tacchi e
autoreggenti. Gli slippini a stringa me li strappò a morsi. Passò
con lo stesso trattamento rude ma dolce al mio clito. Io ero
rovesciata in deliquio.Quel miscuglio di dolcezza e di piccolo dolore mi faceva strippare le sinapsi. Gli tenevo la testa premuta tra le mie gambe
aperte, le dita affondate nei suoi capelli folti e ricci. Spingevo
forte contro la mia sorellina. Me la succhiò e mordicchiò così a
lungo e bene che, quando affondò la sua spada nella mia ferita tra
le gambe, protetto dal condom, venni così forte da strappargliene
via la punta!! Era un po' vintage, il ragazzo di campagna, ma che
vintage!
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