Conobbi in giro un uomo che fu
stalkizzato da un'ex. Riuscii a conquistare la sua fiducia solo
perché mi occupo nella vita di tutelare gli individui che hanno
subito una qualche forma di violenza psicologica. Lo stalking è una
delle peggiori. Pur essendo femminista fino all'osso, riconosco che
quando ci mettiamo noi donne a perseguire un uomo, siamo più perfide
e subdole. Lorenzo Bianchi era barista in un discobar nella zona più
gaya di Milano dove andavo spesso all'epoca, ma era eterissimo.
Grazie alla mia solita faccia di tolla, attaccai bottone con lui. Era
carino, la parte di braccia che spuntava dalle maniche arrotolate del
camiciotto a quadri era tatuatissima, i capelli nella penombra
sembravano corti, nascosti sotto una coppolina molto trendy, aveva
curiosi baffi volti all'insù con la cera, (a me di norma i baffi non
piacciono, ma i suoi erano curatissimi e per la prima volta in un
giovane li vedevo tenuti in siffatta maniera), un delicato anellino
al naso, occhi nerissimi che tradivano la sua origine meridionale, il
sorriso sempre pronto, luminosissimo. Jeans skinny e scarpe polacche
in cuoio rustico allacciate fino al polpaccio. Il suo outfit mi
piacque. Chiacchierando scoprii che era del Salento, proprio come
avevo intuito. Lorenzo quella sera finiva tardi, io volli andarmene a
letto. Gli feci annotare il numero di cellulare: sapevo che non mi
avrebbe stalkizzato, per ovvi motivi. Ci lasciammo con la promessa di
andare a sentire un concerto pochi giorni dopo del Collettivo
Machete, un buon hip-hop/rap di una crew di Sardi. Passò a prendermi
a casa moooolto presto: volevamo scopare prima di andarci. L'annusata
al bar aveva già fatto scattare l'alchimia in entrambi. Lo feci
accomodare in casa. In salone, la prima cosa che feci fu di
togliergli la coppolina. Ne uscì una vera e propria criniera
leonina, aveva capelli ricciuti e forti, lunghi fin sotto le spalle,
che si aprivano a tondo, girandogli tutto intorno alla testa, con
fili d'argento. Erano ricci curati. Lorenzo era del Leone. Mi piacque
ancor di più. Infilando le dita tra i capelli, appoggiai il palmo
delle mani sul cranio ovattato dalla massa dei capelli, mi avvicinai
al suo viso e, invece di baciarlo, gli leccai subito i baffi:
sapevano di buono. Forse usava una cera che prevedeva quel gesto. Con
la lingua gli stuzzicai l'anellino al naso, facendolo dondolare.
Lorenzo ne godeva come un pazzo e si lasciava fare, mentre con le
mani percorreva la mia schiena e i miei capelli corti, che
rappresentavano per lui il simbolo della novità e della femmina
vera. Me lo sussurrava negli orecchi: Sei femmina, oohhh come sei
femmina... All'improvviso, mi afferrò i capelli e mi tenne ferma, mi
infilò brutalmente la lingua in bocca e mi appese al muro, spingendo
il suo bacino contro il mio. Pensai: Non è un Leone, è un toro! E
la cosa mi prese. Ero in vestaglia di seta, con calze, reggicalze,
tacchi, senza altro intimo. Mi slacciò la cinta e si inginocchiò ai
miei piedi, dicendo: Ora sentirai a che servono i miei baffi! Mi
afferrò i glutei ed iniziò a leccarmi il clito. Sentii le punte dei
baffi farmi solletico nell'interno coscia. Era un gesto dall'erotismo
sconfinato, infatti più la sua lingua andava avanti e indietro sulla
sorellina, più i baffi mi stuzzicavano. Era quasi insopportabile. Ad
un certo punto, gli afferrai a capelli e dissi in un sospiro:
Bloccati sul grilletto, usa i denti e tienilo stretto, sto per
godere... Lorenzo eseguì: voleva il mio piacere. Strinse piano, ma
lì restò a lungo, muovendo piano i denti, in attesa di assaporare
le mie vibrazioni. Che non tardarono a venire, risi come faccio
quando ho un orgasmo imperioso. Lorenzo si avvilì! Credeva stessi
prendendolo in giro. Lo tranquillizzai: Se continui così, entro
stasera mi farai ridere ancora e pure tante volte... Annotai nel mio
cervello la sua bravura con lingua e denti, ne trassi la conclusione
che ce l'avesse piccolo. Fu il mio turno di spogliare lui. Ce ne
andammo in camera da letto e gli tolsi la camicia. Aveva un tatuaggio
imperioso sul
petto, un'aquila da una clavicola all'altra, ancora
incompleta nella stesura del colore, ad ali spiegate, tra gli artigli
stingeva un cuore trafitto da pugnali. Mi disse: Guarda. Alzò le
spalle e l'aquila spiccò il volo. Solo allora notai il piercing ai
capezzoli. Mi fece ancora più sangue.(continua...)
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